Mirano, è invalida e viene licenziata dal Mariutto

Infortunata sul lavoro una 57enne era stata poi trasferita in portineria: il servizio è stato soppresso e lei ha perso il posto
MORSEGO MIRANO: INAUGURAZIONE DEL NUOVO RESIDENCE MARIUTTO 29/09/2008 LIGHTIMAGE
MORSEGO MIRANO: INAUGURAZIONE DEL NUOVO RESIDENCE MARIUTTO 29/09/2008 LIGHTIMAGE

MIRANO . Licenziata perché invalida e inabile al lavoro che aveva svolto fino a quel momento alla casa di riposo Mariutto di Mirano. Accade anche questo nel 2018. M. G., operatrice socio sanitaria, 57 anni, per dieci anni ha lavorato all’istituto pubblico di assistenza e beneficenza Luigi Mariutto; ma il primo febbraio 2017 è stata licenziata.

Una storia dolorosa, come la descrive lei stessa. «Ho lavorato al Mariutto per dieci anni» racconta «ma nel 2007 ho avuto un infortunio. Il Mariutto aveva acquisito le Rsa (riabilitazione sanitaria assistita) a Noale. L’ente ci ha chiesto chi volesse andare, e io sono finita a lavorare a Noale, sempre per il Mariutto. Un giorno stavo seguendo una signora operata per una frattura al femore: doveva fare una lastra con il tutore, l’ho portata al piano terra e a un certo punto si è accasciata. Io, perché non cadesse, ho cercato di bloccarla. Ho bloccato il lettino, ma il pistone mi ha preso il piede e me l’ha schiacciato».

Da quel momento per la donna sono cominciati anni di guai, di visite su visite, controlli su controlli. Subito ingessata, ha portato le stampelle per tre anni, e visto che non poteva più camminare e stare dietro ai pazienti, è stata ricollocata in portineria, dove è rimasta per cinque anni fino al 2014.

Nel frattempo, nel 2009, era caduta sempre sul posto di lavoro, a causa della mancanza di equilibrio, e si era rotta la spalla destra, lesionandosi i legamenti e i crociati del ginocchio.

Cinque anni fa la portineria chiude: lei intanto viene dichiarata inidonea e viene mandata nel reparto dove si assistono i malati di Alzheimer, ma anche qui non riesce a camminare. Il primo febbraio dell’anno scorso l’operatrice cinquantasettenne viene licenziata, nonostante si sia rivolta ai sindacati per chiedere tutela.

«Licenziamento per inidoneità» dice «non c’era un posto dove collocarmi». Così la donna decide, per mezzo del suo avvocato, di fare ricorso al giudice del lavoro, ma lo perde. E non ha nemmeno diritto alla pensione di invalidità, che richiede un minimo di 77 punti: a lei ne sono stati attribuiti soltanto 60.

«Con cosa vivo? Con niente, zero di zero» racconta. E si prepara a fare un altro ricorso. La donna aveva anche partecipato a una selezione per ricoprire un posto nella nuova portineria che sarebbe dovuta partire ancora l’anno scorso. Era arrivata diciottesima, ma ancora dalla portineria nuova nessuna notizia. «Sarei dovuta entrare di diritto» sbotta.

Dal Mariutto la conferma della vicenda. «Sì» conferma il presidente Paolo Zanardi «è stata licenziata perché è invalida. Inabile a qualsiasi tipo di servizio e la portineria è stata soppressa. La signora ha già fatto un ricorso al giudice del lavoro, respinto in primo grado. Non è un caso straordinario, il licenziamento è previsto dalla legge che prevede anche le pensioni di invalidità».
 

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