Mirano, la denuncia di una donna: «Mia figlia e mio padre pestati a sangue»

Un 80enne e la nipote, seguita dagli assistenti sociali, con gravi ferite alla testa. La denuncia di una donna dopo l’aggressione subìta da amici e familiari del compagno. Indagano i carabinieri

Marta Artico
L'auto presa a colpi di mazza
L'auto presa a colpi di mazza

«Fate qualche cosa prima che quell’uomo uccida mia figlia e faccia del male ai miei genitori».

A parlare è una donna, disperata dopo una notte insonne passata al pronto soccorso di Mirano, assieme alla figlia e al padre, entrambi pestati durante una rissa che ha visto coinvolti il compagno della figlia e le persone che si trovavano con lui, tutte della sua cerchia famigliare.

Una situazione complessa e difficile, che poteva anche finire in un dramma ben peggiore. E questo è quello che la donna teme, appellandosi a chiunque possa aiutarla per evitarlo.

L’episodio di violenza è successo nel Miranese venerdì attorno alle 18.30 quando una donna che vive una situazione delicata, ha chiesto al nonno di accompagnarla dal compagno, andato a vivere per qualche giorno a casa di famigliari in un Comune vicino.

Ha preso i figli, è salita nell’auto del nonno e si è recata dal compagno. Appena arrivati, qualche cosa è andato storto. Gli animi si sono scaldati, ne è nata ben presto una diatriba all’interno della coppia che ha coinvolto le due famiglie, una contro l’altra in questa vicenda.

«Mio padre» racconta la donna «ha visto mia figlia rotolare dall’uscio di casa e si è messo in mezzo, finendo anche lui a terra, preso a calci e pugni». La madre denuncia l’accaduto: «Mia figlia era a terra, colpita alla testa; mio padre che ha 80 anni ha tentato di difenderla, ma si sono accaniti anche contro di lui, erano di più e più violenti. Ha rimediato botte al naso, alla bocca, dappertutto. Poi con delle mazze gli hanno spaccato la macchina, l’hanno messa fuori uso, tanto che abbiamo dovuto far chiamare il carro attrezzi».

Sul posto sono poi giunti i carabinieri della compagnia di Mestre, che hanno a loro volta contattato il Suem. I sanitari hanno prima medicato i due feriti, poi trasportato all’ospedale la donna e il nonno. Dove sono rimasti per eseguire i controlli e poi essere dimessi.

I due picchiati, ieri, si sono poi recati alla stazione dei carabinieri della compagnia di competenza, dove sono rimasti tutta la mattina per testimoniare quanto accaduto. Lo stesso ha fatto il compagno della donna, che ha dato la sua versione dei fatti e accusato il suocero di avere portato con sé delle armi.

«Temo per la vita di mia figlia, per la violenza psicologica fisica che subisce» ha detto la donna «e temo anche per la vita dei miei genitori, i suoi nonni, e non da ultimo per la mia figlia più piccola. Abbiamo paura».

Tutti si sono recati a sporgere denuncia e hanno dato la loro versione dei fatti di venerdì sera.

Una situazione non di facile soluzione, perché sia la donna che il compagno sono seguiti dai servizi sociali da diversi anni. Assistenti di due diversi Comuni seguono il loro caso complesso, e si occupano prima di tutto dei minori.

Il sindaco si è mobilitato, ed è intervenuto per capire i termini di quanto accaduto ed evitare ulteriori degenerazioni o recrudescenze nei rapporti, oramai logori, tra le due famiglie.

«Conosco molto bene la situazione» spiega «complessa e delicata, della quale ci occupiamo da tempo. Stiamo dando massima priorità al caso da anni. Agiremo in base alle indicazioni che ci verranno dalle forze dell’ordine. Non è la prima volta che interveniamo urgentemente, ma mai per un episodio tanto grave».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia