«Mira, un modello positivo da copiare»
Lazzaro, presidente regionale dell’associazione: le innovazioni sono importanti, l’economia è sempre più circolare
Lo scorso anno la raccolta differenziata era al 58,2%, quest’anno al 68,1%. Mira, 38.500 abitanti, è un caso da studiare anche per Legambiente. «Un’esperienza positiva, da imitare: l’amministrazione è riuscita a creare un modello efficace ed efficiente», spiega Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto che oggi aprirà il Forum Rifiuti a Treviso. Il porta a porta a Mira, voluto dalla giunta grillina del sindaco Alvise Maniero, è stato introdotto nell’autunno 2015, per poi essere esteso a giugno 2016 al resto del territorio, nonostante una marea di critiche da parte dei residenti. «Sta agli amministratori decidere, pur contro la volontà popolare», chiarisce Lazzaro.
Di certo, spiega il presidente veneto di Legambiente, «Ogni territorio è differente e ha le proprie dinamiche. A nostro parere, il modello più completo è quello del porta a porta con tariffazione puntuale. Ma non è detto che un modello che funziona bene in un Comune sia direttamente applicabile in un altro». Il riferimento è ad esempio a Spinea, quarto Comune riciclone del Veneziano, dove però è in vigore il sistema a calotta. «L’importante è non accontentarsi del minimo indispensabile, non introducendo innovazioni in un mondo che è orientato all’economia circolare e al riciclo dei rifiuti», prosegue Lazzaro, «Anche con il cassonetto stradale si possono ottenere ottimi obiettivi». Cosa serve dunque al Veneziano, dove pure le esperienze positive non mancano ma non spicca alcuna eccellenza, per ambire a scalare la classifica dei Comuni ricicloni? «È un territorio che ha fatto grandi passi in avanti, su cui gravano pesantemente le presenze turistiche di cui abbiamo tenuto conto nel nostro dossier con il parametro dell’abitante equivalente. Dove c’è più turismo è chiaro che ci sia anche più difficoltà nella raccolta. Venezia centro storico, tuttavia, con il porta a porta sta evidenziando un miglioramento tangibile. Ma c’è da lavorare anche su un approccio culturale e sociale nuovo».
Rubina Bon
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