Mira, uccide il proprio capo sgozzandolo nel sonno

Lite tra operai in un appartamento di via Mediterraneo a Porto Menai Ionut Bejenaru ha ucciso Gheorghe Suta, 37 anni, con una coltellata alla gola

MIRA. Sgozzato nel letto all’alba dal giovane connazionale del quale era capo al lavoro.

Un solo fendente alla gola inferto con un coltello da cucina alle 5 di ieri mattina e Gheorghe Suta, 37 anni, operaio romeno alla Fincantieri è morto sul colpo dissanguato. Il delitto in un appartamento al civico 5, di via Mare Mediterraneo, a Porto Menai. Ad ucciderlo Ionut Georgian Bejenaru, 29 anni, suo connazionale.

La vittima, Gheorghe Suta, 37 anni
La vittima, Gheorghe Suta, 37 anni

A scatenare tanta violenza, dissapori sul posto di lavoro. L’assassino non tollerava più il trattamento che gli riservava l’altro, suo diretto superiore nella ditta italiana per la quale lavoravano. L’assassino è reo confesso. Testimone del delitto un altro romeno, cognato dell’omicida che dopo l’assassinio ha disarmato il 29enne. Sull’accaduto indagano i carabinieri della compagnia di Mestre coordinati dal pm Giorgio Gava.

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Tra i due delle vere liti non c’erano mai state, sia stando al racconto fatto ai carabinieri dal cognato dell’assassino sia da quelli fatti dagli inquilini del casa dove i tre vivevano. L’appartamento era stato preso in affitto dalla vittima arrivata in Italia da diversi anni. Solo da qualche mese in via Mare Mediterraneo sono arrivati Bejenaru e il cognato. Il più giovane da settimane non tollerava più il trattamento che l’altro gli riservata sul posto di lavoro. Trattamento che dipendeva anche dal fatto che il 37enne era il suo capo. Entrambi erano tubisti e si occupavano, per conto di una ditta italiana, della realizzazione dei servizi a bordo delle navi in costruzione alla Fincantieri. Duta temeva di dover sobbarcarsi da solo tutte le spese della casa. Per questo negli ultimi tempi era diventato ancora più severo. Almeno stando al racconto del romeno che viveva con loro. Ma sempre secondo lui tra il cognato e l’altro c’erano state forti discussioni ma nessuna lite anche se il 29enne non tollerava più il suo capo.

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Venerdì, all’alba, l’epilogo. Il rancore si è trasformato in violenza. Il 29enne si è alzato dal letto che divideva con il suo capo. Al buio è andato in cucina dove dormiva il cognato e dal cassetto ha preso un coltello. Quindi è tornato nella stanza da letto è salito cavalcioni sul connazionale ancora sotto alle coperte e ha iniziato a inveire contro di lui. Il cognato si è svegliato è corso nella stanza dove, purtroppo, il giovane aveva già tagliato la gola al connazionale. Mentre il 29enne continuava a inveire contro il capo oramai morto, il testimone lo ha afferrato per le braccia e lo ha trascinato in cucina. Qui gli ha preso il coltello e lo ha gettato nel poggiolo dell’abitazione. Quindi ha telefonato ad un connazionale perché chiamasse i soccorsi. Infatti lui non parla italiano. Quando i carabinieri del maggiore Antonio Bisogno arrivano sul posto, insieme all’ambulanza del 118, il 37enne era già morto. L’assassino ha solo detto che aveva paura per la sua vita e che lo ha fatto per difendersi. È stato arrestato con l’accusa di omicidio.

La prima confessione. Con i carabinieri che l’avevano appena arrestato, nel suo stentatissimo italiano si è difeso sostenendo di aver ucciso perché temeva per la propria incolumità, che la sua vita fosse in pericolo. Ma poche ore dopo, venerdì mattina, non ha voluto rispondere alle domande del pubblico ministero Giorgio Gava - che lo accusa di omicidio volontario - avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Il 28enne Georgian Ionut Bejenaru - operaio di un’impresa al lavoro alla Fincantieri, accusato di aver ucciso con un colpo di coltello alla gola il compagno di lavoro e di casa Gheorghe Suta - avrà ora due giorni di tempo, in cella di Santa Maria Maggiore, per decidere se e cosa dire al giudice per le indagini preliminari Massimo Vicinanza. Lunedì, infatti, è in programma l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, che dovrà decidere se convalidare l’arresto del giovane e sulla sua custodia cautelare in carcere: Bejenaru potrebbe ancora avvalersi della facoltà di non rispondere oppure spiegare (dal suo punto di vista) come una lite pur accesa, sia finita nel sangue nella maniera più violenta: con un unito, coletale colpo di coltello al collo del compagno di lavoro, inferto mentre la vittima si trovava stesa a letto. Benjenaru deciderà il da farsi, insieme alle sue legali, le avvocate Marianna de’ Giudici e Claudia De Martin, che ieri lo hanno incontrato in carcere.

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