Mira, allarme alla Pansac: «Lavoratori dimezzati»

Si avvicina la fine della cassa integrazione, sindacati sempre più preoccupati della situazione. Previsto un incontro a Roma il 30 settembre. Incertezza per il futuro di 440 persone
Mira (Venezia):..INAUGURAZIONE NUOVA PANSAC..ESTERNI..19/06/2004 © Light Image studio..Agostin
Mira (Venezia):..INAUGURAZIONE NUOVA PANSAC..ESTERNI..19/06/2004 © Light Image studio..Agostin

MIRA. I sindacati e i lavoratori lanciano l’allarme: alla Pansac International c’è il rischio che vengano dimezzati i lavoratori in casi di acquisto dei siti da parte di altri gruppi industriali. Intanto ieri è arrivata la buona notizia: il ministero dello Sviluppo Economico ha fissato per il 30 settembre alle 11 l’incontro a Roma in cui il commissario straordinario Marco Cappelletto spiegherà l’esito dei bandi di vendita.

Commissario che sarebbe stato riconfermato dal Tribunale di Milano fino a fine anno nella gestione del gruppo. Con la riconferma di Cappelletto anche i lavoratori sperano in una proroga della cassa integrazione (che scade tra tre mesi) almeno fino a fine anno.

I timori dei lavoratori intanto vengono suffragati dalle notizie che arrivano dagli stabilimenti di Zingonia, dove solo 18 dei 70 dipendenti sarebbero assunti da una nuova proprietà che ha acquistato il sito. Per lo stabilimento di Mira, il più grande, si sarebbe fatta avanti una ditta di Salerno che però per i lavoratori non offrirebbe le necessarie garanzie.

«Ad oggi» spiega Riccardo Coletti, segretario della Filtcem Cgil «il commissario ha tutelato e salvaguardato quel poco che resta del Gruppo Pansac. Crediamo però che in una situazione così complessa sia necessario nel bene e nel male sapere quali sono i possibili risvolti della vertenza. Una cosa è certa, e questo lo sappiamo bene, sia a Mira che a Portogruaro ci sono continui spostamenti di macchinari verso l’esterno. Portogruaro è ormai stata smantellata senza nessuna preventiva comunicazione. Non è possibile che all’avvicinarsi della scadenza della cassa integrazione non si sappia ancora nulla».

Poi le paure sui nuovi acquirenti. «Abbiamo saputo» continua Coletti «che lo stabilimento di Zingonia è stato venduto, c’è un progetto di rioccupazione del personale pari a 18 unità compresi gli impiegati e che nei prossimi anni ci sarà qualche altra assunzione. Visto che prima c’erano circa 70 lavoratori abbiamo la sensazione che da un’industria si passi ad un’azienda artigiana. In più chi acquisisce, sfruttando la crisi occupazionale, mette in discussione gli accordi e i contratti di lavoro di chi verrà assunto aggredendo le tutele e i diritti dei lavoratori. C’è da chiarire poi se dopo il 21 ci saranno ancora ammortizzatori sociali o si passerà ai licenziamenti». Ad ora il provvedimento riguarda tutti i 600 lavoratori di Marghera, Malcontenta e Ravenna: di questi ben 440 sono impiegati a Malcontenta di Mira.

Alessandro Abbadir

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