«Mio nonno si arruolò nella Legione straniera per salvarsi la vita»
la storia
Recupera documenti preziosi negli ultimi giorni e scopre che il nonno, Gino Amadio detto Nino è stato in un campo di prigionia francese e poi si è arruolato nella Legione straniera, il corpo di soldati d’Elite dell’esercito francese. Protagonista di questa importante ricerca storica è Selene Amadio, una 25enne studentessa che vive a Marango e sogna di diventare assistente sociale. Prima di questi documenti le informazioni era confuse. I documenti e le foto parlano di un uomo cresciuto a Ca’Corniani e partito in giovane età per il fronte.
Gino Amadio era nato a Ca ’ Corniani il 17 marzo del 1925, in una famiglia numerosa composta da 8 fratelli, ed è mancato nel 1995. Tutti i familiari sono mezzadri alle Assicurazioni Generali. Nel 1943 ha 18 anni e dopo l’8 settembre è arruolato alla Divisione Alpina Monterosa, nata con la Repubblica Sociale Italiana. Finisce in Germania a sostenere l’addestramento dei nazisti. È però fatto prigioniero dall’esercito francese durante una delle feroci battaglie che contrapponevano le potenze dell’Asse e gli Alleati, presumibilmente in Alsazia, terra contesa. È stato incarcerato in un campo di prigionia francese, venendo picchiato. «L’unica prospettiva che gli era stata presentata», racconta la nipote Selene, «era quella di arruolarsi nella Legione Straniera».
Al ritorno nonno Amadio ha raccontato solo pochi particolari. «Gino si era arruolato nella Legione Straniera: lo provano i documenti da me recuperati. Fu mandato prima in Algeria, e poi in Indocina tra il 1945 e i 1948. Nel 1948 (o 49) nonno Gino però soffriva di nostalgia, voleva rientrare a Caorle e sarebbe arrivato a falsificare la data di nascita su un documento, attestando così l’arruolamento nella Legione Straniera da minorenne (cosa ovviamente non vera). Scrisse che era nato nel 1927 anziché nel 1925. Dall’Indocina compì un viaggio allucinante, arrivando alla stazione di Portogruaro, su un treno, in mutande. Era ridotto così perché per pagarsi il viaggio aveva venduto tutti i suoi vestiti. A Portogruaro sull’autobus per Caorle incontrò per caso un suo cugino che una volta in città fece spargere la voce, dicendo che Nino era vivo. La madre, bisnonna di Selene, gli andò incontro. Lui le portò una valigia di legno, da cui non si separava mai: c’erano foto con i compagni legionari, con donne vietnamite e persino la foto dell’arrivo del Generale De Gaulle, sempre in Indocina. A 18 anni mio nonno si è trovato a vivere», conclude la nipote, «esperienze più grandi di lui». —
Rosario Padovano
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