«Mio marito schiacciato per fermare il vaporetto»

Testimonianza della vedova Vögel al processo a carico del gondoliere Forcellin «Da quel giorno i nostri figli non si sono più ripresi, sono seguiti da uno psicologo»

«Volevamo far fare un giro in gondola ai nostri figli, prima di ripartire da Venezia: c’erano molte barche nei canali, mio marito era in ansia per il traffico. Poi la nostra gondola si è fermata, vicino al ponte di Rialto. All’improvviso ho visto un vaporetto che ci veniva contro: mio marito ha allungato le mani, come per bloccarlo, ma è rimasto schiacciato. È stato colpito nel petto, tanto che il cellulare è stato piegato dal colpo. I nostri figli - che oggi hanno 8 e 10 anni - non si sono mai ripresi e sono entrambi seguiti da uno psicoterapeuta».

Così Gundula Schafer, giudice civile tedesca e vedova di Joachim Vögel ha ricostruito ieri in Tribunale gli ultimi momenti di vita del marito, vittima il 17 agosto del 2013 di un incidente nautico in Canal Grande, le cui drammatiche immagini hanno fatto il giro del mondo.

Davanti al collegio di giudici presieduto da Sara Natto si sta, infatti, svolgendo il processo a carico del gondoliere Daniele Forcellin. Secondo l’accusa mossa dal pm Roberto Terzo a innescare l’incidente sarebbe stata proprio la gondola di Forcellin, che uscita dal rio del Fontego dei tedeschi procedeva verso San Marco sotto la riva dei Ferro: per evitarla, un vaporetto della linea 2, appena staccatosi dall'imbarcadero in direzione stazione, virò bruscamente invadendo il lato opposto del Canale costringendo un secondo mezzo Actv della linea 1 che procedeva dietro ad allargarsi.

Per evitare la collisione, il battello della linea 1 finì per travolgere con la poppa la gondola su cui si trovava il criminologo tedesco, ferma a fianco del pontiletto del Magistrato alle acque. A differenza dei comandanti dei mezzi Actv e del taxista imputati nell’inchiesta - condannati in primo grado con rito abbreviato e ora in attesa di appello - Forcellin ha deciso di difendersi in aula dall’accusa di omicidio colposo e lesioni. L’udienza è stata rinviata al 3 aprile, quando sarà sentito il presidente di Actv, Luca Scalabrin. In primo grado sono stati condannati a un anno, 2 mesi e 10 giorni di reclusione per Riccardo De Ambrosi, il pilota alla guida del battello di linea 2 in partenza dal pontile di Rialto; un anno, un mese e 10 giorni di reclusione per Manuel Venerando, al timone del battello di linea 1 che per evitare il vaporetto condotto da De Ambrosi, ha innescato la retromarcia, finendo per investire Vögel. Sette mesi e 10 giorni di reclusione la pena per il terzo pilota Actv coinvolto nella catena, Fabio Zamboni, e per il tassista Franco Ambrosi. La famiglia Vögel ha sinora ricevuto 2 milioni di anticipo di risarcimento e pende la causa civile per la richiesta di 8,6 milioni.

Roberta De Rossi

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