"Mio figlio morto in Iraq e dimenticato dallo Stato"
CAMPONOGARA. "Al Presidente Mattarella dico che la stima e la gratitudine non servono a nulla e non bastano, Dono solo parole di rito. Servono i fatti e per quanto mi riguarda l'unico fatto che per la morte di mio figlio da 11 anni sto ancora attendendo la pensione". Si è sfogato così, ieri, 2 giugno, Enzo Vanzan, il padre di Matteo, il primo caporalmaggiore del Reggimento Lagunari di Mestre, residente a Camponogara, morto a 23 anni a Nassiriya il 17 maggio 2004 durante la protezione di base Libeccio dalle milizie sciite. Il militare venne ferito gravemente da una scheggia di mortaio durante un attacco contro la base: morì poche ore dopo.
In occasione della 69esima Festa della Repubblica, il Capo dello Stato ha inviato al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, un messaggio rivolgendo il suo pensiero "alla memoria dei militari italiani che hanno perso la vita al servizio della Patria. Ieri, nel lungo e travagliato percorso che ha reso l’Italia una nazione libera, democratica e in pace. Oggi, in Paesi attraversati da conflitti e devastazioni, in aiuto a popolazioni sofferenti che nella presenza delle Forze Armate italiane ritrovano la fiducia nel futuro e la speranza per un mondo migliore".
Vanzan si dice "amareggiato" per le parole del Presidente della Repubblica e accusa lo Stato di aver dimenticato Matteo. "A mio figlio, morto dopo 30 ore di servizio continuo alla base e con il fucile ancora in mano", denuncia il padre, ripetendo che il figlio era da considerarsi in servizio permanente effettivo, "non stata data neppure la medaglia d'oro al valor militare ma solo quella al valore dell'Esercito". "La sua scomparsa", rincara Vanzan, "è stata considerata alla stregua di una morte per atto terroristico perchè "Antica Babilonia" era ritenuta una missione di pace".
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