Minaccia la ex moglie: «Il mio scopo è farti soffrire»
Quarantenne di Mestre a processo per stalking: ha inviato alla donna messaggi audio intimidatori nell’avvicinarsi dell’udienza per la separazione
«Devo farti soffrire questo è il mio scopo finché non muoio e finché non mi mettono in galera. Questo è il mio scopo, diglielo a tutti che questo è il mio scopo farti soffrire, farti piangere»; «Si dorme tranquillamente anche un paio di metri sotto terra»; «Guarda che so drio rivar»; «Mi te copo de pugni».
La sequenza dei messaggi audio che un 40enne mestrino aveva inviato all’ex moglie, nell’avvicinarsi dell’udienza di separazione, era stata un crescendo di minacce, a partire da febbraio 2024, tanto che la donna - spaventata - aveva presentato denuncia, la Procura aveva aperto un fascicolo per atti persecutori e, con la procedura del Codice Rosso, l’uomo era stato arrestato, finendo in carcere in maggio.
Arrestato e scarcerato
Dopo qualche settimana il suo legale, l’avvocato Giuseppe Delmatello, aveva ottenuto un ridimensionamento della misura cautelare e l’uomo è tornato in libertà, ma con il braccialetto elettronico alla caviglia e, naturalmente, con il divieto di avvicinarsi all’ex moglie.
Il 13 gennaio, davanti alla giudice per le udienze preliminari Bello si è svolta l’udienza per il rinvio a giudizio: la gup ha disposto che l’uomo debba andare a processo per la violazione dell’articolo 612 bis del codice (atti persecutori, stalking) e fisserà a breve la data dell’udienza. Nel procedimento si è costituita parte civile la signora bersaglio delle minacce dell’ex, rappresentata dall’avvocato Fabrizio D’Avino. Pm Francesco Piccione.
I messaggi
Sono molti i messaggi intimidatori riassunti nel capo di imputazione per atti persecutori. Audio che l’uomo aveva inviato alla donna: «È la volta buona che io vado in galera, vado in galera per qualcosa e questa non è una minaccia ma una promessa»; «se mi arriva una carta vengo lì e te la faccio mangiare»; «se mi arriva un’altra carta io continuo a venire e tutti i giorni tu chiamerai i Carabinieri»; «Mi picchetto davanti al tuo lavoro e tutti i giorni avrai una pattuglia dei Carabinieri»; «Vabbé, la mia vita la finirò in galera, ho già capito io, ti auguro buona notte». E, ancora, sempre più incalzante e dai toni minacciosi: «Ti conviene guardarti alle spalle (...) non ho più niente da perdere»; «Sono arrivato al punto di farti stare male proprio di farti stare male in tutto e per tutto». E, infine: «Preparati alla terza guerra mondiale»; «Ti vengo a beccare da sola e dopo voglio vedere».
Una dinamica tristemente comune a molti casi di persecuzione, che quasi quotidianamente si ritrovano nelle aule del Tribunale di Venezia. Numerose anche le denunce con Codice Rosso che arrivano in Procura ogni giorno, non solo per stalking, ma anche per maltrattamenti in famiglia.
In questo caso - secondo la Procura, ma la parola spetta al Tribunale - la violenza sarebbe stata psicologica, dato che il continuo susseguirsi di messaggi minacciosi avrebbe procurato «un perdurante stato d’ansia e di paura, nonché un fondato timore per la propria incolumità, tali da costringere la signora ad alterare le proprie abitudini di vita e limitare le uscite».
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