Minaccia di darsi fuoco in municipio

Una donna si è barricata per ore nella sala di giunta con due figli e una tanica di gasolio: «Sfrattati e anche senza lavoro»
Di Giovanni Cagnassi
© foto Gavagnin 2014 riprozione vietata musile si chiude in muinicipio e minaccia di darsi fuoco foto “l'assedio” delleforze per la sicurezza e i soccorsi
© foto Gavagnin 2014 riprozione vietata musile si chiude in muinicipio e minaccia di darsi fuoco foto “l'assedio” delleforze per la sicurezza e i soccorsi

MUSILE. Si chiude nella sala giunta del Comune e minaccia di darsi fuoco con due dei suoi quattro figli. Una donna, Lucia Barretta, 43 anni, residente in via Cavour a Musile, esasperata dallo stato di indigenza della sua famiglia, ieri mattina ha perso la testa e si è portata una tanica di gasolio salendo le scale del municipio. Con i due giovani è entrata nella sala di giunta del municipio e ha chiuso a chiave la porta portando con sè la tanica. Ha iniziato a gridare: «Fate venire il sindaco o mi dò fuoco con i miei figli».

Il personale non ha subito capito cosa stesse accadendo. Pochi minuti dopo le 10 ha dato l’allarme e chiamato i carabinieri e il sindaco, Gianluca Forcolin, che si trovava a un convegno ed è immediatamente arrivato di corsa. La donna gridava con tutta la voce che aveva, mentre dalla sala giunta si è sentito l’odore acre del gasolio che aveva già versato nella stanza. Ha iniziato a discutere con il sindaco, poi con la responsabile dei servizi sociali, Martina Ormenese.

Nessuno riusciva a convincerla. Chiedeva una casa, lavoro per il marito, un po’ di dignità. E voleva tutte le garanzie prima di desistere. La situazione è andata degenerando con il passare dei minuti. I carabinieri sono accorsi assieme ai vigili del fuoco, la polizia locale e l’ambulanza del 118. Sono state preparate anche delle coperte per avvolgere eventuali feriti in caso di incendio.

La donna è parsa molto determinata e convinta dalla disperazione che da più di un anno devasta la famiglia. «Stiamo male, ci hanno dato lo sfratto», ha gridato, «non ce la faccio più». Il Comune è stato evacuato. L’intero secondo piano completamente chiuso. La donna si è sporta più volte dalla finestra, davanti a una folla di cittadini che nel frattempo si è radunata davanti al palazzo municipale. Un luogotenente dei carabinieri Vincenzo Cerrato, esperto militare con anni di interventi alle spalle, ha iniziato a tranquillizzare la donna parlandole in campano, essendo originario di Avellino. La donna ha iniziato a sfogarsi, a denunciare mesi di richieste di aiuto inascoltate, il marito, Raffaele Marra, 41 anni, disoccupato e i figli anche loro senza lavoro.

Il personale tecnico del Comune si è unito alla task force pronta per intervenire. Il marito è stato contattato e a sua volta, giunto in Comune, ha cercato di convincerla a desistere. L’amministrazione di Musile si è paralizzata davanti a una scena impressionante che stava davvero per trasformarsi in tragedia a un certo punto. Le parole del luogotenente e dei militari dell'Arma, poi un’amica di famiglia, Sara Finotto, hanno infine convinto la donna a rinunciare al suo intento suicida e a uscire con i due figli.

È stata trasportata all’ospedale di San Donà e ricoverata con un principio di intossicazione e altri problemi legati alla sua cardiopatia. «Volevo solo fare qualcosa per la mia famiglia», ha detto con una voce flebile, «non riusciamo più a vivere».

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