Mille guide turistiche abusive a Venezia Tutti in visita alla basilica di «San Marco Polo»

Il bestiario dei ciceroni improvvisati: «I veneziani muoiono prestissimo, entro i 50 anni, per via dell’umidità». Per l’associazione delle guide turistiche ufficiali l’abusivismo ha «raggiunto dimensioni inaccettabili»

di Manuela Pivato

VENEZIA - Cinque guide abusive per ogni guida autorizzata. Fatti i conti, un migliaio di persone – contro le 220 titolari di regolare licenza – che senza alcun permesso e con discutibile preparazione portano in giro per la città i gruppi stranieri. Arrivano dalla Cina, dal Giappone, ma anche dalla Russia, dalla Germania o dalla Francia e accompagnano i turisti nelle visite mordi e fuggi in centro storico per un giro d’affari evaso di circa 300 mila euro al giorno. La denuncia arriva dall’Associazione Guide Turistiche di Venezia che ieri, ospite negli uffici dell’assessorato al Turismo, ha lanciato l’allarme su un fenomeno che ormai ha raggiunto «livelli allarmanti».

Allarmanti e con risvolti quasi comici a sentire il «bestiario» raccolto qua e là ascoltando i ciceroni abusivi che spiegano mille anni di storia serenissima in mezz’ora. Così il ponte dei Sospiri diventa un più ottimistico ponte di Baci, la Basilica di San Marco si laicizza in Basilica di San Marco Polo e i veneziani, secondo le «guide» orientali, muoiono giovanissimi, entro i 50 anni, per via dell’umidità. Scongiuri.

Comprensibile lo scoramento di chi studia per anni, supera l’esame della Provincia e poi si ritrova a dover stare a casa per via della concorrenza sempre più invadente degli abusivi. Come le dieci guide veneziane che parlano perfettamente cinese, che teoricamente dovrebbero essere richiestissime e che invece non lavorano mai perché i cinesi arrivano con la loro guida.

«L’abusivismo ha raggiunto dimensioni inaccettabili – spiega la presidente dell’Associazione guide turistiche Caterina Sopradassi – Persone non autorizzate e con scarsa preparazione culturale e linguistica sono ormai presenti in città in numero superiore alle guide regolarmente autorizzate dalla Provincia». Mille contro 220, è stato calcolato, per un giro d’affari in nero di 300 mila euro. Un danno ingente – come è stato sottolineato in conferenza stampa – non solo per la sottrazione del lavoro a chi ha studiato ma anche in termini di evasione fiscale e, non ultimo, per l'immagine stessa di Venezia.

«E’ un problema che stiamo seguendo da vicino – aggiunge l’assessore al Turismo Roberto Panciera – a volte in modo impotente, di fronte ad un dilagare a macchia d'olio sull'intero territorio comunale. Ma la Polizia municipale è impegnata in prima linea per contrastare il fenomeno e lo dimostrano la trentina di multe a seguito delle verifiche eseguite nell'arco di pochi mesi. L’amministrazione comunale vuole infatti avere uno stretto rapporto con chi lavora con il turismo e dunque anche con l'Associazione delle Guide, perché solo dalla condivisione delle strade e degli obiettivi si può giungere ad una buona gestione del turismo stesso».

Il fenomeno è diventato realmente preoccupante soprattutto nelle ultime stagioni, quando è sbocciato il turismo orientale che (ancora) viaggia come può. Vagonate di gruppi cinesi e giapponesi che arrivano la mattina, visitano in un’ora Piazza San Marco (Polo), Palazzo Ducale, il ponte di Rialto seguendo come formichine la propria guida che probabilmente ha visto sì e no Venezia su Google Earth, che il pomeriggio sono già a Firenze e il giorno dopo eccoli pimpanti a Roma.

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