Mille bengalesi in marcia contro la strage
Ieri il corteo dalla stazione a piazzetta Coin per richiamare l’attenzione sul genocidio di Rohingya
Oltre mille cittadini bengalesi hanno manifestato ieri per le vie di Mestre contro la strage di Rohingya che sta avvenendo in Myanmar. Il corteo, partito dalla stazione, è terminato in piazzetta Coin. A sfilare non solo bangladeshi di religione musulmana, ma anche appartenenti ad altre confessioni.
La manifestazione aveva lo scopo di attirare l’attenzione su un genocidio di cui si sa poco. La tragedia dei Rohingya riguarda un popolo senza diritti, perseguitato e in fuga dalla ex Birmania. Solo nella prima settimana di settembre, secondo stime dell’Onu, circa 50 mila musulmani Rohingya hanno cercato di lasciare lo Stato del Rakhine, dove è in corso un’azione di «pulizia anti-insurrezione» da parte dell’esercito birmano a seguito di attacchi a posti di polizia lanciati dai miliziani dell’Arakan Rohingya Salvation Army. Colonne di civili si sono messe in marcia verso un’improbabile salvezza perché anche le autorità del Bangladesh cercano di bloccare il loro flusso, dopo che già in trecentomila sono arrivati nell’ultimo anno.
Dal 25 agosto, quando sono ripresi gli scontri tra esercito e insorti, interi villaggi dei Rohingya sono stati spopolati, dati alle fiamme dai soldati e anche dai guerriglieri. In centinaia, soprattutto donne e bambini, sono annegati nell’attraversamento del Naf, il fiume che separa i due Paesi. I Rohingya sono un gruppo etnico prevalentemente musulmano di circa ottocentomila persone che abitano il Rakhine, la regione più povera del Myanmar. Arrivarono in questa regione al seguito dei britannici ai tempi dell’Impero delle Indie ma non sono mai stati accettati dalla maggioranza buddista della Birmania.
Contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania, sembra essere in atto «un chiaro esempio di pulizia etnica». È l’accusa di Zeid Ràad al-Hussein, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani che si è appellato al governo birmano perché ponga fine alle sue «crudeli operazioni militari».
In Myanmar, nello Stato del Rakhine dove vive concentrata la popolazione, da fine agosto è in corso «un’altra brutale operazione di sicurezza» e «questa volta, apparentemente su una più ampia scala» rispetto al passato. Nell’intervento di apertura della 36esima sessione del Consiglio Onu per i diritti umani, Zeid Raad al Hussein ha messo l’accento su questo genocidio di cui si parla poco sui media. Ieri a Mestre per seguire la manifestazione erano presenti anche alcune troupe televisive del Bangladesh.
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