Mille “bastoni” per selfie sequestrati

VENEZIA. Nuova operazione di contrasto alla vendita abusiva di prodotti potenzialmente pericolosi, ieri pomeriggio, degli agenti del Servizio Sicurezza Urbana. Il comandante della Polizia Municipale, Luciano Marini, ha spiegato che l’operazione reso nota è servita a «scoprire i luoghi di approvvigionamento dei bastoni telescopici per l’autoscatto dei telefonini cellulari (i cosiddetti “selfie”) che hanno sostituito le palline antistress e autodeformanti». I recenti sequestri di questi prodotti fuori norma, avevano rivelato che questi prodotti sono privi di indicazioni sulle caratteristiche del prodotto e sul relativo produttore/importatore.

«Gli stessi telecomandi per l’autoscatto– ha aggiunto Marini – posti in vendita dagli abusivi del Bangladesh, funzionanti in tecnologia bluetooth, apparivano privi di qualsiasi indicazione». I pedinamenti sono stati eseguiti da dodici operatori della Polizia locale che hanno svolto cinque ispezioni amministrative in altrettanti punti vendita nella zona di via Piave. L’ispezione, oltre al sequestro di circa un migliaio di prodotti e alla consegna di cinque verbali amministrativi da 1.032 euro ciascuno, ha anche rivelato come i bastoni per “selfie” e i relativi telecomandi non fossero mai esposti nelle vetrine, mentre sugli scaffali se ne potevano trovare poche unità. Tutto ciò a conferma del sospetto che la pratica commerciale illecita fosse ben stata conosciuta dai negozianti. In un caso i “selfie” erano addirittura nascosti all’interno di valigie poste in vetrina per la vendita. Oltre a centinaia di bastoni e relativi telecomandi, sono stati sequestrati anche mantelline e ombrelli che gli abusivi vendono in centro storico nelle giornate di pioggia. Anche per questi prodotti, privi di etichettatura e in forte sospetto di pericolosità verranno, in collaborazione con la Camera di Commercio, fatte le prove tecnico-qualitative previste dalla norma. Le operazioni della polizia proseguiranno anche nei prossimi giorni.

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia