Milan non deve risarcire gli ex clienti
MESTRE. Come previsto dal codice penale, nel procedimento concluso con il patteggiamento a due anni di reclusione, tutte le parti civili erano state escluse. Adesso è arrivata la sentenza civile di secondo grado: la Corte d’appello conferma che l’ex consulente finanziario mestrino Wilder Milan non dovrà sborsare un euro a favore dei suoi ex clienti. Eppure è stato condannato per essersi appropriato di ben un milione e 153 mila euro che avrebbe dovuto versare per pagare imposte e contributi: in realtà, la cifra era molto maggiore, ma solo una trentina di clienti alla fine ha preso carta e penna per presentare la querela, molti altri avevano lasciato perdere. Così, era accaduto anche per la causa civile: contro Milan, la moglie Tiziana Caprioglio, i due figli, la sorella della moglie, l’attrice Debora Caprioglio, e la società di consulenza di Milan, la Studio Service srl di Mestre si erano costituiti soltanto in cinque per chiedere un risarcimento complessivo di 800 mila euro, oltre alla restituzione dei compensi professionali che avevano versato per le sue consulenze.
Inoltre, avevano chiesto venisse dichiarata la simulazione della vendita di un immobile compiuta da Milan e revocato l’atto di cessione delle quote della Capri srl dalla moglie del consulente alla sorella Debora. Nel 2012 il Tribunale non si era pronunciato sulla richiesta di risarcimento e aveva accolto la richiesta di revoca del passaggio delle quote da Tiziana a Debora Caprioglio, condannando poi tutta la famiglia a pagare le spese legali.
Nei giorni scorsi, invece, la seconda sezione della Corte d’appello ha in sostanza accolto le richieste del difensore di Milan, l’avvocato Carlo Fiorente. I giudici di secondo grado, infatti, hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’unico ex cliente rimasto a chiedere i danni, hanno annullato la revoca delle cessione delle quote della Capri srl e hanno riformato la sentenza di primo grado anche per le spese legali: i cinque che si erano costituiti in Tribunale dovranno pagare 20 mila euro ciascuno, mentre l’unico che ha presentato appello ne deve aggiungere altri 16 mila per il secondo grado. Infine, la Corte ha scagionato dalle responsabilità moglie, figli e cognata. «Le circostanze poste solamente dal Tribunale a fondamento della disposta revocatoria», scrivono oggi i giudici, «risultano non bene interpretate... non era dato evincersi in alcun modo dagli atti di causa che gli attori in revocatoria fossero creditori verso Caprioglio Tiziana e i figli. Infatti, le condotte distrattive menzionate dal Tribunale risultavano ascrivibili al solo Milan Wilder».
In un primo momento, per quanto riguarda il penale, il giudice aveva respinto il patteggiamento ritenendo non congrua la pena. Il giudice aveva scritto che Milan si era macchiato di un fatto particolarmente «odioso», anche perché lo avrebbe commesso in danno anche di clienti che a lui erano legati da vincoli di amicizia. Il magistrato ricordava innanzitutto che Milan non aveva tirato fuori un euro per risarcire le parti offese e che anche per questo non meritava le attenuanti generiche e, di conseguenza, una pena ben maggiore. Infine, nell'ordinanza si sosteneva che i fatti erano gravi anche perché erano numerosi, reiterati negli anni e per cifre considerevoli. Tra i clienti truffati c’erano tre noti avvocati mestrini e poi il titolare di una frequentata pizzeria della terraferma, oltre a commercianti e professionisti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia