Migliaia di persone in coda per la prima visita

Una folla andata al di là di ogni aspettativa all'apertura pomeridiana dei portoni 
MESTRE. All'inaugurazione pomeridiana del nuovo ospedale di Mestre, riservata ai «normali» cittadini, succede tutto ciò che non ci si aspetta. Non ci si aspetta, per esempio, una invasione di gente: è lunedì, la struttura non è poi così vicina e, per vederla, c'è comunque tempo. Non ci si aspetta la fila di macchine parcheggiate fuori, a fianco delle tante rotonde di Zelarino. Non ci si aspetta la calca davanti ai portoni, prima delle 16, orario designato all'apertura per il pubblico. Invece, la realtà supera qualsiasi possibile, roseo o azzardato pronostico.

 

Alla fine sono quasi tremila le persone che, ieri, hanno voluto visitare la nuova, avveniristica struttura. Tanta curiosità, tanta voglia di conoscere cosa si nasconda dietro quell'incredibile groviglio di vetrate. Così, un'ora prima dell'apertura, davanti alla porta ci sono già 400 persone. «Voglio vederlo oggi e poi non vederlo mai più - avverte subito Antonino Vianelli -. Da visitatore ci vengo volentieri. Da paziente un pò meno». Alle 16 si aprono i portoni di vetro. Tutti corrono dentro, afferrano le brochure (che infatti finiscono dopo un'ora) e le spillette (che vengono bruciate in pochi minuti). Poi, via per le scale, a visitare le stanze e le sale operatorie. Via nei corridoi, che sembrano quelli di un albergo. Ma c'è anche chi si blocca nell'atrio, davanti al maxischermo, per ascoltare le tappe che caratterizzano la nascita della struttura. Un giudizio? «E' stupendo - commenta il signor Cesare, appena uscito con la moglie -. Certo, sembra l'Auchan. Anzi, sembra di più la Carrefour.


E' un'opera insolita, ma qui un paziente può tornare a vivere». Il nuovo ospedale piace, non c'è che dire. E così, «se il buon giorno si vede dal mattino - dice il giovane Nicola Ligi -, allora possiamo dormire sonni tranquilli. Il primo impatto è ottimo e le aspettative di gestione non possono che essere elevate». All'uscita della struttura qualcuno si lamenta. «Sono già finite i depliant - attacca Francesco Chimenton -. Ho visto gente che ne aveva quindici sottomano. Non è giusto. L'ospedale? E' a livelli europei. E anche come sistema di evacuazione, regala grande sicurezza. Complimenti»... «Bello, bellissimo - commenta la signora Maria, in gita con le figlie -. Ma stava meglio a San Giuliano. Almeno c'era un collegamento diretto con il centro storico». Il via vai è continuo. C'è grande fermento. Qualcuno protesta per l'assenza di un buffet. «Vi vogliono far morire di fame e di sete? Potevano organizzare un piccolo banchetto, per una occasione del genere». Mariuccia Socol ha un timore. «E' bello, spazioso, comodo - incalza -. Ma sarà possibile mantenerlo così? I fiori, per esempio, verranno sempre curati come si deve?». Il gradimento però è confermato. Anche se le voci fuori dal coro non mancano. «Non mi sembra affatto un ospedale - è il commento di un medico chirurgo che preferisce restare anonimo -. Per esempio ci sono le vetrate con i bocchettoni dell'aria che spingono verso gli ambulatori. E poi, quelle cinque sei, tombe, sono proprio fuori luogo...». Tombe? Ma dove?


A svelare l'arcano è Gabriele Prevato, 34 anni. «E' vero - spiega -. Ci sono quei lucernari, messi per illuminare le piante, che sembrano veramente delle lapidi. Però ho sentito che verranno tolti. Speriamo bene». La processione all'interno del nuovo ospedale prosegue senza sosta. «Ma dove sono le brochure? - si lamenta ancora qualcuno -. Potevano pensarci prima. Non c'è neanche il buffet». Alla lunga, sono questi due i principali motivi di malcontento. D'altronde, come spiega un organizzatore, «chi si aspettava un assalto di questo tipo? Non era prevedibile». Verso le 19, si cominciano a chiudere le porte. Nessuno può più entrare. Eppure la gente è ancora tanta. «Sembra davvero un centro commerciale - dice Francesco Scantamburlo -. E infatti da quello che so ci saranno anche i negozi. A questo punto sarà pure bello, questo ospedale. Ma spero di venirci solo per fare shopping».

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