Microchip salva cuore A Chioggia primo innesto

L’intervento eseguito dall’équipe di Cardiologia su un uomo di 65 anni Per tre anni il sensore invierà i dati dell’elettrocardiogramma compreso l’allarme

CHIOGGIA. Un microchip ci salverà il cuore. Si tratta di una nuova tecnica di controllo cardiologico che, qualche giorno fa, è stata usata per la prima volta anche a Chioggia, secondo ospedale in Veneto, dopo Camposampiero, ad applicarla. L’intervento è stato eseguito dall'équipe di Cardiologia, diretta da Roberto Valle, su un uomo di 65 anni, residente in città, e consiste in un'operazione della durata di pochi minuti, in anestesia locale senza ricovero, durante la quale si inietta un microchip sottocute. Dopo l’operazione, il paziente è tornato a casa. Per tre anni il suo cuore sarà monitorato dal microchip, che invierà i dati dell’elettrocardiogramma, compreso un allarme in caso di necessità, direttamente alla Cardiologia clodiense. «È un’apparecchiatura di eccellenza», conferma il primario Roberto Valle, «un passo avanti rispetto al “vecchio” Holter. Quest’ultimo, infatti, è molto più ingombrante e può monitorare poche ore nell’arco dell’anno, con il rischio di non riuscire a intercettare le aritmie improvvise». Il microchip salvacuore pesa solamente tre grammi e può memorizzare dati più del 20% rispetto all’Holter, verrà impiegato solo per pazienti selezionati, che presentano un quadro clinico instabile, con aritmie improvvise, difficili da trattare tempestivamente. «Come la fibrillazione atriale» spiega Gabriele Boscolo, responsabile del servizio di Emodinamica, «che si manifesta per lo più dopo i 65 ann,i ma anche nei giovani e, se non viene diagnosticata correttamente, può causare danni a diversi organi». «Microchip come questi», aggiunge Michela Bevilacqua, elettrofisiologa, «hanno dimostrato che la fibrillazione atriale è responsabile di molti ictus».

Diego Degan

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