Micol, overdose fatale a 36 anni Torna l’incubo dell’eroina killer

L’hanno trovata i due amici che con lei dividevano l’appartamento a Santa Croce, a Venezia. La donna era immobile e distesa sul suo letto. Erano le 14.20 di venerdì pomeriggio. Hanno cercato di svegliarla, pensavano che fosse solo intontita. Erano usciti di casa che stava dormendo. Ma si sono resi conto subito che la situazione era grave e hanno avvisato il 118. Sul posto il medico rianimatore che non ha potuto far altro che constatarne la morte. Lo stesso medico ha scritto nel certificato di morte sospetta overdose.
Lei si chiamava Micol Camuffo, aveva 36 anni, un passato di tossicodipendenza che alcuni anni fa sembrava essere stato messo da parte per sempre dopo un periodo in comunità. La donna alcune settimane fa era stata denunciata per atti osceni in luogo pubblico perché sorpresa dai vigili urbani in atteggiamenti intimi con un amico, sotto al Ponte di Calatrava, ritratta in un video diventato virale sul web. Da tempo aveva scelto di uscire da casa per andare a vivere con il fidanzato nella casa di un amico dove poi è stata trovata morta. Tutti e tre con un passato e un presente di tossicodipendenza che pensavano e pensano di saper gestire. Per lei non è stato così e come non lo è stato dall’inizio dell’anno per altre tre persone, tra cui un ragazzo di 20 anni. Anche nel caso di Micol deve essere stata l’eroina il killer. Almeno stando alle tracce trovate dai poliziotti intervenuti fa pensare a questo. Con lei in casa c’era il fidanzato e l’amico che li ospitava, I due uomini, entrambi quarantenni, hanno detto alla polizia di non essersi accorti che era morta e che avevano pensato che stesse dormendo. Un sonno lungo se si pensa che il medico intervenuto ha stabilito che Micol era morta da almeno dieci ore.
Per questo motivo sono stati interrogati a lungo dalla polizia. Gli agenti hanno voluto capire se i due non siano responsabili di omissione di soccorso. Per il momento il fidanzato e amico di Micol non sono indagati.
Gli agenti del commissariato di San Marco a cui sono state trasferite le indagini dovranno individuare dove è stata acquistata la sostanza stupefacente. Per questo i due saranno nuovamente interrogati. Difficile pensare che fossero all’oscuro di tutto e in particolare dove la donna ha acquistato la droga. Da mesi spacciatori magrebini fanno la spola tra Marghera e Mestre e il centro storico. Una delle aree di spaccio più attive in centro storico è diventata la zona del Rio di Cannaregio, non lontano da dove Micol ora abitava. Non sarà facile ricostruire come sia avvenuta la cessione e individuare il mercante di morte. Magari le telecamere in zona Cannaregio o stazione hanno ripreso il passaggio della dose tra Micol, se è stata lei ad acquistare la sostanza, è il pusher.
La famiglia di Micol che opera nel settore dell’idraulica, ha fatto di tutto per salvare la figlia. Una ragazza con un passato di campionessa di sci con titoli regionali vinti fino alla maggiore età. Poi il tunnel della droga e i piccoli reati legati a questo mondo. Nulla di che. I famigliari hanno fatto di tutto per farla uscire. Una battaglia durata anni e che ad un certo punto sembravca vinta con Micol che era entrata in una comunità. Ma la battaglia non era vinta. Infatti una volta uscita la donna, nonostante l’età, è ricaduta. Ed è ricaduta con l’eroina che in città e provincia ha ricominciato ad uccidere. Infine la decisione di andare a vivere con il fidanzato nell’abitazione che dividevano con l’amico.
Ora si attende che il pm Alessandra Tavernesi disponga l’autopsia per capire se Micol è morta per overdose ed eventualmente il valore del principio attivo. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia