«Mi hanno detto: "Sei incinta? Sei assunta". E io non ci credevo»
La storia di Martina Camuffo, la futura mamma veneziana al nono mese di gravidanza che è stata assunta da una società mestrina: "Crediamo nelle tue capacità"
Da destra Samuele Schiavon, Martina Camuffo e i nuovi colleghi della società "The creative way"
MESTRE. «Mi sembra un sogno». Martina partorirà una bimba tra una settimana, ma la società The creative way, che si occupa di web design e marketing, non si è fatta alcun problema e ha puntato sulle sue capacità professionali assumendola lo stesso. In Italia purtroppo la cosa fa notizia, in tanti altri Paesi è la normalità, ed ecco che la storia di Martina Camuffo è finita in poche ore su tutti i canali mediatici. Anche l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha voluto chiamare i titolari per congratularsi "da privato cittadino".
Veneziana, 36 anni e già mamma da qualche anno, Martina Camuffo ha una laurea in relazioni pubbliche e comunicazione pubblicitaria con ulteriori specializzazioni. Tempo fa aveva deciso di inseguire un sogno aprendo un bar a Cannaregio, ma 15 ore di lavoro in piedi non si conciliavano con il ruolo di mamma, e così lo ha dato in gestione.
Poi la chiamata di Samuele Schiavon socio, assieme al presidente dell’AC Mestre, Stefano Serena, della The creative way di viale Ancona.
È difficile non sorridere mentre la si guarda perché il sorriso che aleggia sul bel viso di Martina è davvero contagioso. «Mi sembra un sogno», ripete Martina, «cose così non capitano tutti i giorni. Ho amiche che hanno dovuto mentire ai colloqui, altrimenti sarebbero state scartate se avessero detto di essere madri o mogli. Ma non si può mentire. Io l’ho detto subito appena i titolari mi hanno chiamato dopo qualche mese per comunicarmi che volevano un secondo colloquio con me. “Grazie davvero per aver pensato a me”, ho detto, “ma sono incinta al settimo mese e immagino che ora la possibilità sia sfumata. Comunque grazie davvero per aver richiamato”. Invece mi hanno chiamata lo stesso una terza volta, mi hanno voluto conoscere meglio e poi mi hanno detto: “Siamo felici per te e la tua bambina, crediamo nelle tue capacità, sei assunta”. Davvero, non avevo parole.
Samuele Camuffo, uno dei titolari, mi ha spiegato che sua moglie era stata licenziata da una società quando era rimasta incinta e che lui mai e poi mai si sarebbe comportato così. Davvero, forse sto ancora sognando».
Un attimo per ripensare a quel momento così bello, così personale, a emozioni così intime. Poi una riflessione sociale: «Spero che la mia storia sia di esempio in un Paese ancora troppo indietro culturalmente, dove non si guarda prima alle capacità professionali ma al fatto di essere donna oppure madre».
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