Metro verso la chiusura la proposta del sindacato
La Metro di Marghera può essere salvata riducendo lo spazio di vendita e specializzandola nel settore dell'industria alberghiera, quello che gli addetti ai lavori chiamano Horeca, acronimo che sta per Hotellerie, Restaurant e Café. Il gruppo Metro ha aperto la prima Casa dell’Horeca tre anni fa a Roma, lungo la salaria, e da allora sta puntando molto su questo modello di vendita. I sindacati sono convinti che questa sia la strada da percorrere e per questo ieri hanno fatto la loro proposta - ricevendo però un no secco - ai vertici dell’azienda nell’incontro avuto a Bologna, a margine del tavolo nazionale aperto per discutere il contratto integrativo di tutti i dipendenti delle sedi italiane.
A Marghera i problemi però sono ben altri, dopo che la scorsa settimana l’azienda ha informato i lavoratori del fatto che, dalla metà di gennaio, il punto vendita di Marghera chiuderà i battenti lasciando a casa settanta lavoratori, e coinvolgendo a strascico anche i dieci dipendenti dei sub-appalti, pulizia mensa e consegna delle merci. Quello di ieri è stato il primo incontro tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e quelli dell’azienda, e va da sé che le parti siano uscite dalla sala riunioni senza aver raggiunto un accordo.
La strada della trattativa è lunga - il secondo incontro si terrà oggi a Mestre, all’hotel Bologna - ma sul tavolo da ieri c’è la proposta sindacale, che al momento viene però rigettata dall’azienda secondo la quale la Metro di Marghera va chiusa, punto a capo. E a ricordare la determinazione con cui la multinazionale tedesca del cash&carry ha chiuso la sede di Pordenone non c’è molto da stare allegri. Del resto i numeri consegnati ieri ai rappresentanti sindacali dicono che il punto vendita è in perdita: di vendite, fatturato e di clienti. «Una multinazionale leader a livello mondiale non può insabbiarsi in una logica di estremo strabismo. Come è possibile che in un territorio come quello veneziano che vede la presenza di milioni di persone», dice Roberto Cappellieri della Filcams Cgil, «non si riesca a mantenere i livelli di vendita? Il problema quindi è della gestione della sede veneziana che non ha messo a regime degli investimenti importanti e specialmente la revisione della politica dei prezzi. Non riusciamo a capire perché a pagare lo scotto di questa malagestione siano ancora una volta i lavoratori».
La riconversione della sede di Marghera, dicono i sindacati, permetterebbe di salvare almeno una fetta di lavoratori, e di usare gli ammortizzatori sociali per l’altra fetta, tra cassa integrazione, possibili accompagnamenti alla pensione e ricollocamenti. Il gruppo tedesco però, dopo aver ascoltato la proposta, non sembra intenzionato a cedere. Anche perché - spiegano fonti aziendali - la trasformazione del punto vendita di Marghera in Casa dell’Horeca era già stata pressa in considerazione, e poi scartata, prima di decidere di annunciare la chiusura della sede.
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