Meteo, il peggior giugno degli ultimi vent'anni. Crollano i turisti sul litorale veneziano

La continua instabilità dal punto di vista meteorologico sta incidendo sulla stagione, gli operatori sono preoccupati. Le stime parlano di -18% di presenze da Bibione a Sottomarina
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - SPIAGGIA VUOTA; GAZEBI CHIUSI; TRAFFICO IN VIA ROMA
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - JESOLO LIDO - SPIAGGIA VUOTA; GAZEBI CHIUSI; TRAFFICO IN VIA ROMA

JESOLO. Non ci sono più le mezze stagioni. E neanche le basse. Un giugno così non si vedeva da vent’anni, anche se qualcuno ricorda quello di cinque anni fa o addirittura due anni fa, quando pioveva sempre.

Era il mese migliore. Eppure, fino a pochi lustri fa, questo era forse il mese migliore. Compatibilmente con il calendario, arrivavano tanti tedeschi e austriaci, poi c’erano le famigliole con i bambini piccoli per fare respirare loro aria buona, lo iodio in riva al mare, un sole non ancora caldissimo e senza afa. Altro che la pioggia battente di questi giorni.

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Costa veneta bersagliata. Se il lago di Garda si è salvato con perturbazioni meno aggressive, la costa veneta sta subendo un duro colpo. La verità è che il mese di giugno è sempre un’incognita e fino a metà nessuno può dirsi soddisfatto. Ormai l’estate si misura con luglio e agosto, poi un altro mese scarso sommando quello che si salva tra giugno e settembre.

Meno 18% di turisti. Secondo i primi dati, arrivi e presenze sono già in calo tra il 15 e il 18% sulla costa veneziana. E Jesolo è una delle città balneari più sensibili, anche perché ha più alberghi, circa 400, e oltre diecimila appartamenti. Senza contare le duemila attività commerciali in sofferenza, come accade da diversi anni, per la crisi che ha colpito questo settore particolarmente sensibile.

Niente pendolari. Un po’ in tutte le località turistiche, da Bibione fino a Sottomarina, si solleva il pianto greco degli operatori turistici che adesso hanno motivi fondati dopo anni di pianti che nascondevano in realtà lauti guadagni. È vero che sono mancate le festività tedesche, troppo in anticipo sul calendario, ma adesso ci si è messa la pioggia a ostacolare arrivi e presenze sempre più concentrate nel fine settimana, tra venerdì e domenica. Poi mancano i pendolari che non si azzardano neppure a salire in auto se non hanno la certezza del sole.

"Meglio soffrire ora che dopo". «Ci sono delle condizioni meteo che non lasciano scampo», commenta il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, «e penso alle conseguenze sul clima del “Nino” e altri fenomeni atmosferici globali. Dobbiamo comunque mettere in conto il rischio imprenditoriale e un mese di giugno che è sempre più difficile. Meglio soffrire adesso che non a luglio e agosto».

Pioggia e vento, caduto un albero a Mestre
L'albero caduto in via Spalti a Mestre (foto di Annalisa Bruni)

"Non è più il giugno di una volta". Certo è che quello che si è perso adesso non potrà più tornare per albergatori, proprietari di residence e appartamenti o attività commerciali. L’impresa turistica, infatti, non permette di recuperare perché in alta stagione le strutture si riempiono e non si può certo aumentare il numero di camere o appartamenti. «Non è più il giugno di una volta», sentenzia Alessandro Rizzante, presidente dell'associazione jesolana albergatori, «aspettavamo gli italiani, ma non sono arrivati. Un po’ il meteo e un po’ la crisi. Siamo stati la spiaggia di Veneto e Lombardia, forse qui la crisi si è sentita di più. Non vorremmo che per il Triveneto avesse inciso il problema serio attraversato dalle banche e dai fallimenti. Un ceto medio in difficoltà sta rinunciando alle vacanze».

Soffrono anche i negozi. Per il commercio, il calo sarà anche maggiore, fra il 20 e il 30% a seconda delle attività. Anche del 50% nei casi limite. I negozi, in particolare quelli che non sono al passo con i tempi e non hanno diversificato, non hanno più storia. I ristoranti con grandi numeri sono piombati in una crisi nera. Adesso si attende solo un luglio strepitoso per cercare di dimenticare. Perché ad agosto si aspettano ancora i turisti più precari in assoluto oggi: gli italiani.

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