Mestrino mette in guardia sulla sicurezza informatica

I super computer automatizzati che gestiscono molti aspetti della nostra quotidianità rendendo sicura la società come noi la conosciamo non sono così inviolabili. Anzi, uno su 400 in Italia e uno su 330 in Svizzera, anche operativi nella produzione pubblica di energia e altri strategici per la sicurezza, sono facilmente rintracciabili in Internet e quindi potenzialmente esposti ad attacchi di hacker e terroristi, che li potrebbero raggiungere interrogando semplici motori di ricerca come Google e Shodan.
Si può leggere questo fra gli sconcertanti risultati emersi da un'approfondita ricerca pubblicata on line sul portale www.scadaexposure.com dal mestrino Gianluca Pericoli e dal veronese Francesco Ongaro, due 28enni laureati in informatica che hanno creato il primo osservatorio permanente sul fenomeno, sponsorizzato da ISGroup srl, società di soluzioni di sicurezza informatica che si è guadagnata con questo studio le prime pagine dei giornali elvetici venendo contattata persino dal servizio nazionale di sicurezza informatica del Liechtenstein.
«I sistemi informatizzati di supervisione e controllo, denominati in gergo con l'acronimo “Scada” che abbrevia l'inglese supervisory control and data acquisition», spiegano i due informatici, «sono la componente intelligente che governa gran parte delle infrastrutture automatizzate pubbliche o private di grandi dimensioni. Noi li abbiamo mappati tutti e abbiamo indicato quelli rintracciabili perché indicizzati nella rete pubblica».
Tali sistemi gestiscono ad esempio intere università, banche, catene produttive di enormi fabbriche, la produzione di energia delle centrali elettriche, sistemi antifurto di musei o di negozi di lusso, cancelli e sbarre di interi stadi di calcio. «I dati di questo studio condotto nel mese di novembre», continuano, «sono stati raccolti dall'Italia, anche se il focus del lavoro riguarda in particolare la nostra nazione e la vicina Svizzera, mediante un semplice pc portatile collegato al world wide web tramite una semplice connessione adsl. Non abbiamo violato alcun sistema e non ci siamo mai connessi direttamente a questi dispositivi pur avendoli rintracciati, ma sappiamo che sono esposti su Internet e addirittura indicizzati in database pubblici come Shodan e Google. Lo scopo della nostra ricerca è mettere in guardia i produttori internazionali di questi sistemi e i loro clienti, non solo privati ma soprattutto i governi, sugli enormi rischi che corrono a connettere on line con la rete internet pubblica gli Scada senza le adeguate misure di sicurezza. Negli ultimi anni infatti la realizzazione di questi sistemi da parte delle case produttrici internazionali si è basata sempre di più sulle tecnologie che si interfacciano con l'accesso da Internet. Ciò per l'esigenza dei tecnici che vi lavorano e vi eseguono costantemente la manutenzione di intervenire da remoto, quindi anche da chilometri di distanza dall'impianto tramite una semplice connessione internet, per risolvere eventuali anomalie. Questo ha portato però ad un pericoloso minor isolamento degli impianti verso il mondo esterno, esponendoli di fatto ad una serie di nuove minacce che vanno dai malware, software creati con il solo scopo di causare danni a pc o sistemi più complessi, fino a veri e propri attacchi informatici su larga scala che possono paralizzare intere città, annullare intere giornate di produzione di beni o energia, creare disagi di massa, con danni incalcolabili. Col nostro sistema di identificazione è addirittura possibile localizzare in rete in poche ore 509.199 dispositivi Scada in tutto il mondo: infatti effettuando una scansione casuale ad una velocita' di 10 Ip per secondo, è possibile rintracciare on line un sistema Scada al minuto esposto ad attacchi. Del totale, 2742 sono collocati in Svizzera e 17074 in Italia che in tutto rappresentano il 3.9% dell'esposizione globale ai rischi. La Svizzera è proporzionalmente più esposta dell'Italia (+14.8%)».
Maggiori informazioni contattando l'email info@scadaexposure.com..
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