Mestrina muore dopo la Tac eseguita ad Aviano, la Magistratura apre un’inchiesta
MESTRE. Un esame quasi di routine al quale già si era sottoposta in passato. Invece martedì mattina Lucia Garbin, 57 anni di Mestre, è deceduta al termine di una Tac con mezzo di contrasto eseguita al Cro di Aviano in Friuli.
La donna si era recata all’Istituto tumori per eseguire la tomografia ed era una paziente ambulatoriale che, da quanto si è potuto apprendere, era seguita dai medici del Cro. La procedura si è svolta normalmente senza che la signora segnalasse alcun disturbo. Non nausea, non vomito, non tachicardia, nessuno dei segnali di una reazione allergica al liquido di contrasto. Solo al termine dell’esame avrebbe avvertito il personale di un senso di oppressione. Null’altro.
E nello stesso momento è stata colpita da malore. Immediati i soccorsi ed anche i tentativi di rianimazione che si sono prolungati per oltre un’ora, ma la donna non si è ripresa e i medici hanno dovuto constatarne il decesso. E’ stato lo stesso Istituto a segnalare il fatto alla procura, e il sostituto procuratore Monica Carraturo ha già disposto lo svolgimento dell’autopsia, in programma venerdì. Ha anche istruito un fascicolo a carico di ignoti, un atto dovuto che consente al Cro di nominare un anatomopatologo di fiducia che assista all’esame.
In attesa delle perizie che dovranno chiarire le cause del decesso, sono diverse le ipotesi. Quella che appare più ovvia è una reazione avversa al liquido di contrasto (le più lievi sono nausea, vomito, dolore nella sede dell’iniezione; reazioni moderate sono la respirazione difficoltosa, l’ipotensione, l’aumento dei battiti cardiaci; eccezionalmente possono essere a rischio per la vita con gravi aritmie del cuore, broncospasmo severo, arresto cardio-respiratorio, insufficienza renale acuta).
La donna, però, non avrebbe manifestato sensibilità al farmaco nel corso di esami precedenti. Un’altra ipotesi riguarderebbe l’arresto cardiaco, l’infarto o una trombo-embolia polmonare. La risposta arriverà al termine dell’autopsia, ma potrebbe anche non essere risolutiva. La morte della donna ha colpito profondamente il personale dell’istituto, e soprattutto coloro che si trovavano in sala Tac al momento del fatto.
Sconvolto dal dolore il marito di Lucia Garbin che l’aveva accompagnata, come sempre, alla visita di controllo e che l’attendeva nella saletta adiacente a quella dove si svolge l’esame nella quale la moglie era entrata sulle proprie gambe, fiduciosa e sorridente, e dalla quale non è più uscita.
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