Edilizia popolare, le case ci sono ma mancano i fondi: tutti i numeri di Venezia e Mestre

Nel 1999 è stato abolito dalle buste paga il contributo Gescal, che portava fondi. Luciano Falcier, già direttore Ater: «Da allora gli enti sono in crisi, non riescono a recuperare gli sfitti». Nordio, presidente di Ater: «Gescal occasione persa ora ci servono più fondi»

Maria Ducoli
QUARTIERE ALTOBELLO GLI ALLOGGI DELLA NAVE
QUARTIERE ALTOBELLO GLI ALLOGGI DELLA NAVE

Residenzialità pubblica, i fondi non bastano e l’onorevole di Forza Italia, già direttore Ater, Luciano Falcier, spezza una lancia verso le trattenute Gescal, che fino al 1999 permettevano agli enti di recuperare delle entrate dagli stipendi dei lavoratori.

«Da quando sono state abolite, lo Stato e le Regioni hanno gradualmente rinunciato a svolgere un reale ruolo nel settore, quasi che il problema fosse già superato» attacca Falcier.

«È da quasi 25 anni, quindi, che non vengono erogati adeguati e costanti nuovi fondi per l’edilizia sociale, mentre Ater e Comuni devono affrontare in modo nuovo l’emergenza casa».

Negli anni, tra crisi economiche e internazionali che hanno portato ad aumenti significativi delle bollette, una pandemia che ha fatto perdere il lavoro a molte persone, è cresciuto il numero di famiglie che si trovano in difficoltà economica, anche in relazione al fatto che il mercato degli affitti e delle compravendite è sempre più spesso inaccessibile.

Eppure, Falcier sottolinea come gli enti facciano fatica e arranchino nel dare soluzioni abitative consone.

 

«La grande autonomia inizialmente riconosciuta alle Ater è stata gradualmente ridimensionata dalla Regione, sottoponendo le aziende a controlli burocratici, statuto standardizzato, limitando la retribuzione dei direttori, con vincoli e autorizzazioni preventive per le vendite degli alloggi e altro, contribuendo a fare perdere responsabilità, capacità, iniziativa economica ed imprenditoriale alle nuove aziende».

Di fatto, sottolinea l’onorevole del Veneto Orientale, le difficoltà dei Comuni e dell’Ater si concretizzano nel numero crescente degli alloggi sfitti: delle 10.434 case pubbliche nel Comune di Venezia, oltre 2.561 sono sfitte e, di queste, 1.376 sono in terraferma.

La situazione, poi, diventa ancora più allarmante se si allarga il discorso alla Città Metropolitana: in tutto il territorio di competenza, l’Ater ha visto crescere gli alloggi sfitti di duemila unità dal 2009 a oggi, passando da 411 abitazioni vuote alle attuali 2.350.

Questo significa più appartamenti in balia del tempo e del suo effetto, con un conseguente e progressivo deterioramento che impone all’ente di investire ancora più soldi per la manutenzione.

Tra il 2020 e il 2023, il Comune di Venezia e Ater hanno ripristinato e rimesso a reddito, attraverso interventi di recupero e manutenzione, 592 alloggi sfitti: di questi, 437 sono alloggi comunali e 155 di Ater. Sempre nel 2023, l’amministrazione comunale nel Bilancio ha approvato il Piano Casa, con 28 milioni di euro per la riqualificazione e la successiva assegnazione di circa 500 appartamenti sfitti in centro storico, isole e terraferma.

«Credo» continua Falcier, «che gli alloggi vuoti e bisognosi di restauri potrebbero essere assegnati con accordi regolamentati su progetto dell’Ater e lavori da eseguire a cura dell’inquilino, con il costo rimborsato in quota parte dall’ente proprietario.

Molti appartamenti sono stati, in passato, così assegnati e tolti dal lungo elenco degli alloggi sfitti per mancanza di risorse o abusivamente occupati».

Se la speranza degli enti è di ricavare entrate dalle vendite degli appartamenti, la realtà è diversa.

Gli alloggi, infatti, spesso non sono appetibili, né in termini di prezzo né di interventi di manutenzione di cui hanno bisogno.

«I prezzi fissati per le vendite agli inquilini non sono più particolarmente convenienti, di modo che le rinunce sono facili e possibili» conferma Falcier. Cosa fare, dunque, per risolvere la crisi della residenzialità pubblica? «Servono obiettivi precisi e programmi, idee chiare e coraggiose, enti specializzati, risorse da usare bene e in maniera tempestiva, riconoscendo anche maggiore autonomia organizzativa, patrimoniale e imprenditoriale agli enti» conclude.

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Dagli anni ’80 mix di Insula e Ater

 

Il quartiere Pertini nasce negli anni’80, in una zona completamente libera. Così, sono stati costruiti i primi 332 appartamenti, suddivisi in 16 palazzine, di proprietà comunale, poi il complesso è stato ampliato dall’Ater e, oggi, conta diverse migliaia di alloggi.

Triestina 68, l’intervento da record

Era il 1978 quando venne tagliato il nastro dei 240 appartamenti (208 destinati alle famiglie e una parte di foresteria alla Guardia di finanza) di via Triestina 68, il più grosso – ancora oggi –intervento di edilizia popolare di Ater realizzato con un bando pubblico.

Tra criminalità e occupazioni

Il complesso “Circus” a Chirignago, conta e 150 appartamenti, metà dell'Ater e metà del Comune. La costruzione risale al 1997 ed è stata completata nel giugno del 2000. Negli anni scorsi, nel complesso è tornato il problema della criminalità e delle occupazioni.

Dalla fabbrica a 200 case comunali

Tra il 1981 e il 1985 è stato costruito il primo lotto e tra il 1998 e il 2001 il secondo: a Cannaregio l’area Saffa, dove un tempo sorgeva una fabbrica di fiammiferi, conta circa 200 appartamenti comunali, progettati dall’architetto Vittorio Gregoretti.

Alla Giudecca, con la firma di Valle

Nove fabbricati a due e a tre piani, più il piano terra, per un totale di 207alloggi:il quartiere delle “Casette”, sull’isola della Giudecca, è stato costruito tra il 1980 e il 1986 e sono state progettate da Gino Valle. Oggi è noto per essere il quartiere delle case occupate.

Da convento a complesso edilizio

Da chiesa di Sant’Anna e convento a complesso di edilizia residenziale. Nel sestiere di Castello, nel 1989 il Comune ha avviato il progetto direcupero della struttura che si è concluso nel 2007. Con gli interventi di recupero del convento sono stati realizzati 103 alloggi.

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Il presidente di Ater: «Gescal occasione persa ora ci servono più fondi»

Fondi insufficienti, sfitti in aumento, morosità e appartamenti occupati. E poi la manutenzione ordinaria, le emergenze a cui far fronte, le riqualificazioni e ristrutturazioni straordinarie, che riguardano sempre più case. Gestire l’Ater più grande della regione non è facile e Fabio Nordio, presidente di quella veneziana, lo conferma.

In passato, anche grazie alle trattenute Gescal dagli stipendi, arrivavano più fondi all’Ater. Le rimpiange?

«Erano altri tempi, sicuramente c’erano più fondi e su questo non posso non essere d’accordo con Luciano Falcier. Il problema ha riguardato il fatto che poi non è stato applicato per le sue finalità, tant’è che ci sono ancora contributi nella Cassa depositi e prestiti».

È stato, quindi, usato male, un’occasione sprecata?

«Sì, il fondo Gescal ha fatto la sua storia ma non ha prodotto quello che doveva produrre, è stata un’occasione sprecata perché i fondi non sono stati usati per la finalità che dovevano avere, sono stati impiegati per far fronte ad altre spese».

Qual è la situazione attuale a livello di finanziamenti per l’Ater?

«Stiamo aspettando il Piano Casa del Governo, in cui si prevede di investire una quantità importante di denaro, che verrà ripartito tra le varie aziende, dopo essere passato in Regione».

Nel concreto, Venezia quanto riceverà?

«Siamo la realtà più grande, visto che la ripartizione dipende dal numero di alloggi, dovremmo riuscire a incassare circa 200 mila euro sui cinque milioni che dovrebbero arrivare al Veneto, da dividere anche tra i comuni».

È ottimista al riguardo?

«Sì, ho seguito il Piano Casa da vicino fin dall’inizio, quando ero a Roma. È in corso di progettazione e si stanno cercando i fondi per poter dare il via».

Fondi che potrebbero passare anche dai privati?

«Sì, dal partenariato pubblico-privato. Non possiamo rinunciare al contributo di privati, una volta i tempi erano diversi».

Qual è la situazione tra sfitti e mole di appartamenti da recuperare, nella vostra realtà?

«Ogni anno cerchiamo di rimettere sul mercato circa 300 alloggi, eseguendo tutti gli interventi del caso sugli appartamenti che ci vengono riconsegnati dagli inquilini, ma abbiamo anche un aumento delle case sfitte».

Appartamenti che si trovano in pessime condizioni ?

«Sì, molti si trovano in cattivo stato, un po’ perché sono alloggi molto datati e poi perché spesso è da diversi anni che sono vuoti».

Per sistemarli, quindi, c’è bisogno di un investimento importante, i fondi che ricevete dalla Regione sono insufficienti?

«Il problema non è dovuto solo alla Regione, ma generale. Come dicevo, non sono più i tempi di una volta in cui potevamo disporre di maggiori finanziamenti ed entrate. Ci servirebbero 300 milioni di euro, per recuperare duemila case sfitte» 

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