«Mestre una grande città integrata con Venezia e isole»

«La nostra vita, la nostra storia, le nostre città così come la nostra Mestre sono “spazi” in cui si fronteggiano il bene e il male, la giustizia e l’ingiustizia, la verità e la menzogna». Il Patriarca Francesco Moraglia ieri ha presieduto la solenne messa di San Michele, patrono della città. Con lui l’arciprete del Duomo, monsignor Gianni Bernardi, e diversi sacerdoti delle comunità. Ad attendere Moraglia in chiesa i rappresentanti della Polizia di Stato, le forze dell’ordine, i carabinieri.
Quest’anno alla solenne celebrazione ha partecipato anche il sindaco, Luigi Brugnaro, accompagnato dagli assessori Renato Boraso e Paola Mar. Moraglia ha lanciato un messaggio agli adulti perché pensino ai giovani, li educhino, non li riempiano solo di oggetti. «È importante» ha detto, «educare i ragazzi allo spirito critico, alla libertà di giudizio, pensare all’educazione delle nuove generazioni». E ancora: «Guardiamoli con amore, diamo loro non solo cose, ma ricordiamo che esistono opere di misericordia spirituali: i ragazzi quando capiscono che vogliamo il loro bene ci ascoltano, non bisogna parlare dei giovani ma con i giovani e avere tempo per loro». Moraglia si è poi soffermato sulle letture e sull’Apocalisse attualizzandone il significato.
«Siamo sempre più segnati dall’individualismo, il singolo soggetto diventa riferimento unico e si qualifica per una volontà separata dalla ragione che è sempre più sostituita dal sentimento. Si pone, quindi la domanda: è ancora possibile parlare di bene e di male? La Rivelazione cristiana conforta anche noi, uomini e donne del XXI secolo disincantati e secolarizzati, ricordando come la nostra vita, storia, le nostre città – anche la nostra Mestre – siano “spazi” in cui si fronteggia la giustizia e l’ingiustizia, la verità e la menzogna».
CELEBRAZIONI
La giornata è iniziata in piazza Ferretto, con la tradizionale cerimonia dell’alzabandiera, presieduta dalla vicesindaco, Luciana Colle. Ad assistere autorità civili e militari, tra cui il questore di Venezia, Vito Gagliardi, i rappresentanti dei vari corpi delle forze dell’ordine, le delegazioni delle associazioni combattentistiche.
«Mestre e la sua piazza» ha detto Colle, «sono tornate a essere un luogo di attrazione per tutta la Città metropolitana, con tante iniziative importanti nel campo della cultura, dell’arte, della musica. L’obiettivo è fare di Mestre, assieme a Marghera, Chirignago, Zelarino, Carpenedo e Favaro, una grande città di terraferma, sempre più perfettamente integrata con la città d’acqua e le isole». La Polizia di Stato ha allestito degli stand divulgativi delle molteplici attività svolte.
AUTONOMISTI
Ieri pomeriggio gli attivisti del Movimento Autonomia Mestre, in testa Stefano Chiaromanni, hanno protestato per il mancato referendum, distribuendo volantini. Ma hanno voluto anche festeggiare San Michele “la cui Fiera, dopo 500 anni di storia” hanno ribadito “è stata vergognosamente sospesa dal Comune con delibera di giunta del 2015”.
Un mal di pancia diventato “social” visto che in diversi ieri, tra cui l’ex arciprete del Duomo, don Fausto Bonini, hanno manifestato il proprio dissenso via Facebook per una festa identitaria che non esiste più, una “non festa” come è stata battezzata da più di qualcuno. —
Marta Artico
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