Mestre, una bici su due ora sta in garage

In due anni crollato l’utilizzo delle due ruote. Consegnate 4mila firme a Boraso per il percorso Marghera-Venezia
Di Mitia Chiarin

Ne avevano contate 5.600 nel 2013 nell’annuale rilevazione di settembre. Nel 2014 sono scese a 4.631. Nel 2015, il crollo: 3.243 bici in circolazione a Mestre. In due anni, una bici su due è rimasta in garage. Un dato mai reso pubblico ed emerso ieri al Municipio di Mestre. Dati forniti dall’ex assessore comunale dell’ultima giunta Cacciari, Enrico Mingardi, ospite della Municipalità di Mestre per un convegno dedicato alla mobilità ciclabile nell’area metropolitana. «Questi dati ci dicono che occorre rilanciare la ciclabilità. Mestre per anni è stata un esempio copiato in tutta Italia, deve continuare su questa strada», ha detto Mingardi ricordando il grande lavoro del Biciplan a Venezia. A Mestre dopo il boom dello scorso decennio, la bici arranca: vuoi per il costo basso della benzina che rende meno costosa l’auto; vuoi per la raffica di furti manco denunciati o per le tante piste che hanno bisogno di manutenzioni; vuoi perché il traffico resta un nemico. Più che le rotaie del tram sono gli incidenti il vero problema: se la riduzione di incidentalità è del 52 per cento per le auto (per i pedoni è il 35), per i ciclisti il calo è solo del 9 per cento, ha ricordato il mobility manager di Verona, Marco Passigato. Investire nella mobilità sostenibile significa progettare una città a misura di cittadini, più sana e dove le auto non vanno oltre i 30 chilometri orari.

Serve un progetto di città con progetti concreti e campagne di sensibilizzazione. Quelle che oggi mancano. «Andremo in gara con il secondo tratto della ciclabile dal Vega ai Pili. Puntiamo a realizzare la ciclopedonale sulla vecchia ferrovia della Valsugana e tra un mese andremo in gara con la Favaro-Dese anche se mancano i 180 mila euro della Regione. Anche la pista Punta Passo-Tessera è partita, nonostante le difficoltà. Il tema vero sono le risorse economiche, che mancano», dice l’assessore della giunta Brugnaro, Renato Boraso a cui le associazioni cittadine hanno consegnato una corposa busta indirizzata al sindaco Brugnaro, con all’interno le oltre 4 mila firme (1.222 su carta, 1.205 online) che premono per collegare subito Marghera a Venezia con un percorso sicuro.

«Novantuno milioni sono nella legge di stabilità per grandi collegamenti cicloturistici nazionali (come la Ven.to, la Venezia-Torino), nuove velostazioni, le zone 30 nelle città» e il collegato della «Green Economy mette a disposizione altri 35 milioni destinati alle grandi città. Ora servono scelte precise e i progetti», lo incalza il deputato Pd Michele Mognato, componente della commissione Trasporti ed ex vicesindaco di Venezia.

La lista delle urgenze presentata al Comune dalle associazioni cittadine è lunga e conferma che c’è tanto lavoro da fare. Serve una consulta del ciclopedonale e su questo Boraso apre: «Avvieremo dei tavoli di consultazione su questo tema. Le firme le consegnerò personalmente al primo cittadino». Restano in attesa di risposta le altre richieste: i bicipark alla stazione S. Lucia e al Tronchetto; la messa in sicurezza del percorso Malamocco-Alberoni; la pista da Forte Carpenedo a Mestre Centro e il ponte dell’Osellino; il collegamento fra via Torino e via Forte Marghera con un ponte ciclopedonale (Ca’Foscari lo vuole) e altri sette interventi. Botta e risposta polemico tra Mingardi e Boraso, su piazzale Cialdini. L’ex assessore polemizza: «Quel piazzale urla vendetta. Dovete intervenire e manca qualsiasi collegamento ciclabile». Boraso replica: «Il vecchio progetto ha visto una gara con 180 aziende che si sono fatte avanti ma non c’erano i soldi per realizzarlo. Non si possono più fare progetti così. Con i 40 milioni del piano europeo Pon Metro speriamo di avere risorse per avviare altre gare». E tornare a progettare una città sostenibile.

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