Mestre, senzatetto salva una donna dal suicidio

MESTRE. Si può mantenere la dignità e lo spirito di altruismo anche se la vita ti ha messo a terra, anche se vivi in un furgone e non lavori, anche se sembra che nessuno ti ascolti. La voglia di andare avanti porta a gesti di grande umanità, come impedire a una donna, disperata, di buttarsi dal cavalcavia che dal cimitero di Mestre porta verso la rotonda della Castellana. È successo lunedì, protagonista Walter Talpo: la donna aveva lasciato l’auto con in bella mostra borsa e portafogli e faceva avanti e indietro per il cavalcavia. Lui si è insospettito, le ha parlato e poi, vista sul parapetto pronta a lanciarsi, l’ha fermata, chiamando il 113.
Arrivati gli agenti, l’uomo si è allontanato mentre la donna è stata portata in ospedale in stato di choc. Ma chi è Walter Talpo? 51 anni, disoccupato, nel 2008 si è visto voltare le spalle dalla fortuna: una separazione difficile e il tribunale dei minori gli impose di lasciare l’appartamento alla convivente e ai figli con un’ordinanza che lo costrinse a non avvicinarsi a più di 500 metri.
E lui, raccoglitore di ferro ambulante, iniziò a dormire nel suo autocarro. «Dormivo e vivevo lì», raccolta. «Ogni tanto raccoglievo ferro ma non mi è stato più rilasciato il permesso. Finché un anno fa ho avuto un infarto e mi hanno ricoverato a Treviso. In quell’ospedale ho conosciuto una signora che mi ha regalato il furgone dove ora sto. Ogni anno lei rinnova l’assicurazione, almeno la notte posso dormire nel parcheggio dell’Angelo perché ho paura di morire.
Walter mostra il certificato medico che mette in guardia del pericolo se continuasse a vivere così. Intanto ha scoperto la solidarietà dei cittadini di Mestre che vanno da lui: chi per lasciargli 5 euro, chi per portargli vestiti, pasti caldi o da bere. «Ringrazio tutti quelli che mi stanno vicino e mi aiutano», continua. «Hanno anche indetto ieri un flash mob su un social network (ma non si è presentato nessuno, ndr) e a me va bene così, con questo mio furgone tappezzato di cartoni che ricordano che sono un veneziano che ringrazia veneziani e mestrini».
Ormai è un anno che vive in quel furgone dove piove dentro e basterebbe un telo di plastica per isolarlo un po’ ed evitargli di usare 14 coperte.Walter si è rivolto al Comune: ha parlato con tante persone, anche con Paolino D’Anna, ma ha ricevuto solo promesse. Dal Comune fanno sapere che: «Sappiamo tutto e stiamo cercando di intervenire ma non vogliamo illudere nessuno con false aspettative».
Dieci giorni fa Walter ha messo la sua personale lettera a Babbo Natale sulle pareti del municipio di Mestre, ha richiamato l’attenzione dei vigili, ma alla fine l’hanno allontanato con una bottiglia d’acqua. «Io da qui non mi muovo», conclude Walter, «perché i cittadini mi stanno aiutando a restare in piedi; qualcuno è arrivato persino da Meolo».
Eppure per tanti che ringrazia, molti fingono di non vedere. Walter mantiene la sua dignità anche mentre una signora si avvicina e svuota 7 borsoni di materie di prima necessità all’associazione Carpenedo Onlus che le rivende agli extracomunitari. Walter non dice nulla e la signora lo ignora. Forse un maglione avrebbe anche potuto lasciarlo a lui.
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