Mestre, San Giuliano e Piraghetto concessi per la festa dell’Eid
Prince Howlader di Giovani per l’Umanità «Nessuna faida, la comunità è coesa». La nuova moschea? «Già raccolti 50 mila euro»

Piraghetto e San Giuliano. Ci si avvia verso la fine del mese sacro, quello del Ramadan, per i migliaia di musulmani che vivono e lavorano in città e quelli che convergono a Mestre solo per pregare. E che ancora per alcuni giorni, osserveranno il digiuno dall’alba al tramonto.
La fine del mese sacro dovrebbe essere prevista tra il 28 e il 29 marzo e dunque la festa dell’Eid, la più importante del mondo islamico assieme alla festa del sacrificio, calendarizzata tra domenica 30 marzo e lunedì. La maggior parte è orientata a celebrare la festa dell’Eid domenica, ma la fascia più osservante, attenderà col naso all’insù il primo spicchio di luna nascente.
Concessi i parchi
Il Comune, alla fine, ha concesso il parco di San Giuliano, “prenotato” entrambi i giorni, sia che si dovesse festeggiare la domenica che il lunedì, cambierà solo l’orario, 8.30 domenica, alle 7 il lunedì. Come al solito parcheggiatori e volontari già schierati, spazio delimitato per uomini e donne, ciascuno con il proprio tappetino.
Tutte le sale al chiuso e open air
Nel polmone verde di Mestre si riunisce la Comunità islamica di Venezia e provincia che fa capo alla moschea di via Lazzarini a Marghera, centro culturale di proprietà. Ma confluiranno a San Giuliano anche i bengalesi del centro culturale La Pace di via Paganello. Al parco del Piraghetto, si riuniranno principalmente i fedeli di Allah, sempre bengalesi, un po’ di tutta la città, da Mestre a Marghera, senza distinzione di sorta. Ma si pregherà anche in via Linghindal, sempre in zona via Torino, in via Ca’ Marcello, e ancora ad Altobello, alla Madonna Pellegrina.
E poi in via Piave, nel centro culturale che rimane col fiato sospeso – la sentenza del Consiglio di Stato sarà probabilmente pubblicata dopo il Ramadan – per evitare tensioni di sorta. Musulmani riuniti anche in via Paolucci a Marghera, comunità numerosa.
A inizio giugno, probabilmente il verso il 6, è in programma la Eid al Adha, la cosiddetta Festa del Sacrificio, la seconda più importante del calendario islamico, anche in questo caso un evento che si tiene compatibilmente al meteo, all’aperto.

I soldi per la moschea
Già cinquantamila euro da parte per acquistare l’ex falegnameria Rosso in via Giustizia, dove potrebbe sorgere il nuovo centro culturale dei bengalesi della città.
Il progetto c’è, era piaciuto anche all’amministrazione comunale e non da ultimo al sindaco, Luigi Brugnaro, ma si tratta di un intervento non da poco, che deve essere pianificato nel dettaglio e realizzato a norma di legge per ottenere tutti i permessi. Ecco perché la comunità musulmana ci va coi piedi di piombo.
E ha stilato un business plan in vista dell’acquisizione, che non dovrebbe essere lontana, dalla famiglia proprietaria dell’area, oggi diventata un luogo degradato e più volte chiuso per via delle frequentazioni dei tossicodipendenti. Il centro culturale costerà molto di più, la comunità sta cercando fondi, anche nella stessa madrepatria.
E non è detto che a breve potrebbero esserci delle novità. Un modo per trasformare l’area di via Giustizia, dove da tempo le attività che gravitano chiedono più sicurezza, per via dei continui furti e del degrado legato allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti.

«Nessuna faida, solo una lite tra ragazzini sedata dagli adulti»
Prince Howlader, presidente dell'associazione Giovani per l'umanità, entrato di recente nel direttivo di Fratelli d'Italia, non si sbottona e ci tiene a rivelare i dettagli solo quando saranno concreti.
Precisa però che la comunità è coesa e che la rissa scoppiata domenica sera tra via Gozzi e via Aleardi, nulla ha a che vedere con le faide tra bengalesi: «Ho parlato con alcune persone presenti quella sera, abbiamo analizzato i fatti e i video» spiega «alcuni ragazzi, un gruppetto di teste calde ha ingaggiato una discussione che aveva per sfondo la politica, ma l’atmosfera si è scaldata e gli adulti li hanno redarguiti, questo è accaduto, certo senza conoscere la lingua non si capisce. Non sono di seconda generazione, sono ragazzini teste calde arrivati di recente, stavano facendo una riunione e gli adulti hanno chiesto loro che si comportassero bene».
Ma non ci sono stati linciaggi, pestaggi o aggressioni.
«Mercoledì alcuni presenti sono andati dai carabinieri a spiegare cosa è accaduto, fornendo nomi e generalità, ma poteva accadere ovunque e con chiunque. E non si tratta nemmeno di baby gang».
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