Rapinatore a processo per la morte di Jack. L’accusa: omicidio volontario aggravato
Il delitto in Corso del Popolo a Mestre. Giudizio con rito immediato, prima udienza il 28 aprile. La famiglia del giovane e l’amico ferito saranno parti civili. L’imputato non rischia l’ergastolo

Processo con rito immediato per Serghei Merjievschii, il 39enne rumeno che con un fendente al cuore ha colpito Giacomo “Jack” Gobbato, ucciso mentre cercava di soccorrere una donna appena rapinata dello zaino, in Corso del Popolo.
Era la notte del 20 settembre 2024, quando Gobbato - “Jack” per tutti - è morto a 26 anni. La prima udienza davanti al Tribunale di Venezia è fissata per il 28 aprile: l’imputato non rischia l’ergastolo.

Lo ha disposto la pubblico ministero Federica Baccaglini, che ritiene di avere tutte le prove per sostenere l’accusa di omicidio volontario aggravato a carico dell’uomo, senza fissa dimora, che quel giorno di settembre aveva puntato alla borsa della signora, ma non aveva fatto i conti con la reazione di Jack e dell’amico Sebastiano Bergamaschi (rimasto ferito nella colluttazione e parte lesa a processo, insieme alla famiglia Gobbato e alla vittima della rapina).
Sentite le grida della donna, alla quale era stato appena strappato lo zaino, i due giovani si erano lanciati all’inseguimento del ladro che, per tutta reazione, ha tirato fuori un coltello e ne ha fatto scattare la lama.
Pochi secondi ed è stata tragedia. La lama ha colpito Jack alla mano, al gluteo, per poi infilarsi nel petto, trapassare felpa e maglietta, colpendolo dritto al cuore.
La pm Baccaglini contesta all’imputato l’accusa di omicidio aggravato dal fatto di aver colpito per eseguire un altro reato (la rapina), «nonché di notte, approfittando dunque di circostanze di tempo tali da ostacolare la difesa», scrive la pubblico ministero. Merjievschii dovrà poi rispondere di lesioni ai danni di Sebastiano Bergamaschi, colpito all’inguine: accusa aggravata «dall’uso di un arma» e per aver eseguito la rapina e di notte, con possibilità di minorata difesa.
C’è poi la violenta aggressione alla donna vittima di rapina, aggravata dalla minaccia con il coltello: seduta su una panchina, era stata colpita con pugni alla testa e al viso, aggredita di spalle si era ritrovata una mano sulla bocca, mentre l’uomo le strappava lo zaino dalle spalle. La pm Baccaglini contesta, infine, al 39enne rumeno anche la rapina del cellulare a danno di una turista giapponese che stava camminando per le strade di Mestre con il navigatore acceso: era stata spinta, fatta cadere a terra, era riuscita a tenere stretta la borsa, ma le era stato strappato via il cellulare.
Serghei Merjievschii non rischia l’ergastolo: le imputazioni che gli muove la Procura non prevedono aggravanti come la premeditazione o la crudeltà che possono far scattare l’accusa. Lui, nel corso dell’interrogatorio aveva raccontato di aver cercato di rubare perché aveva bisogno di soldi; che quando è stato raggiunto dai ragazzi c’è stata una colluttazione, non ha capito niente.
Ha ammesso che il coltello era suo. In questo modo, l’avvocato difensore Gabriella Zampieri potrà chiedere un processo con rito abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari: rito che - come è noto - prevede uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia