Mestre, parco Bissuola chiuso di notte. Multe a chi verrà trovato dentro
MESTRE. «Recinteremo il parco Albanese».
L’annuncio al tavolo fucsia di martedì sera del sindaco Luigi Brugnaro ha colto tutti di sorpresa e apre il dibattito sulla tutela delle aree verdi urbane dallo spaccio di droga.
Non c’è ancora un progetto vero e proprio ma a questa soluzione, annunciata dal sindaco, lavorano da una parte i Lavori pubblici di Francesca Zaccariotto, dall’altra il settore verde pubblico e l’istituzione Bosco e grandi parchi presieduta dall’architetto Giovanni Caprioglio.
Idea fattibile?. Ma la città sulla notizia si interroga: si riuscirà a recintare un parco grande 33 ettari, nato per essere aperto e facilmente accessibile? Gli accessi sono tanti, ne abbiamo contati quasi una decina tra via Rielta, via Casona, via Tevere, via Motta e via Po. Quelli principali sono 6. E soprattutto sarà utile?
Chi dice no. Gianfranco Bettin, sociologo ed ex assessore all’Ambiente, boccia l’idea: «I recinti sono un falso problema: chi entra nel parco per spacciare o fare azioni incivili lo farà comunque, al massimo scavalca. I recinti da soli non bastano. Occorre invece fare come abbiamo fatto al parco Emmer, all’Hayez, al Piraghetto e ora ai giardini di via Piave: rendere protagonisti utenti e associazioni con una vigilanza mirata e tempestiva».
Vivere il parco. Il progetto è ancora in via di studio, dice l’assessore alla sicurezza Giorgio D’Este: «Si potrebbe fare una recinzione con porte di accesso al parco come a San Giuliano e chiamarle porta Casona o porta Rielta. La recinzione può essere utile per mettere in atto ulteriori presupposti giuridici con risvolti di carattere penale per chi viene trovato dentro al parco dopo l’orario di chiusura. Ma il parco Albanese è anche molto vissuto e la chiusura, di notte, dovrà avvenire tardi, perché di sera tanta gente corre e passeggia. Non si può certo chiuderlo alle 20. Faremo tutte le dovute valutazioni ma i cittadini devono comprendere anche che la responsabilità è di tutti. Il parco va vissuto. Servono associazioni, sia quelle già presenti sia altre che possono farsi avanti, che si prendano l’impegno di curare gli spazi a loro assegnati, anche vigilandoli».
Controllo di vicinato. In aiuto arriva anche la delibera sul controllo di vicinato (che va oggi in consiglio comunale, ndr). Spiega D’Este: «Duemila residenti della zona hanno firmato una petizione che sollecita maggiore sicurezza. Ecco, a loro proponiamo di partecipare, con la dovuta formazione e in modo organizzato, al controllo di vicinato».
La voce della Municipalità. Non è contrario neanche il presidente della Municipalità Vincenzo Conte: «Come palliativo, magari le reti possono servire. Ne abbiamo discusso anche due anni fa. Sugli eventi annunciati dal sindaco (balconi fioriti e festa dei fiori) ricordo che non inventano nulla, sono manifestazioni della Municipalità che oggi non si fanno perché ci hanno tolto i fondi».
Reti e norme. L’obiettivo del sindaco è attuare all’Albanese lo stesso tipo di vigilanza pensata già per i parchi Sabbioni, Piraghetto e Querini, dove si sono investiti 150 mila euro ma le recinzioni nuove, ancora, non si sono viste. Chi viene trovato dentro dopo l’orario di chiusura fissato dalla giunta Brugnaro rischia una sanzione amministrativa, prevista dall’articolo 49 comma 11 del regolamento di polizia locale, che punisce la sosta all’interno dei parchi oltre l’orario con sanzioni amministrative. Chi spaccia e fa danneggiamenti viene punito ai sensi del Codice penale e la sanzione diventa una aggiunta.
Alte due metri. Serviranno cancelli e reti alti due metri, anche alla Bissuola, dice il comandante della polizia municipale, Marco Agostini. «Si possono ridurre gli ingressi a 6, massimo 6, con reti verdi da giardino e cancelli che vengono chiusi la sera. Una ringhiera in tubi d’acciaio costa 700 mila euro, troppo. Ma con una semplice rete verde da giardino si ottiene lo stesso scopo: sanzionare chi viene trovato dentro oltre l’orario e commette reati». Sulle demolizioni dei “cubi” davanti al centro civico, i gradoni usati per nascondere la droga, lavora Francesca Zaccariotto. «Si possono demolire i cubi che non sono portanti e si creerebbe così una struttura aperta senza elementi che oscurano. Inserendoci delle giostre. Si può fare in tempi abbastanza veloci, la spesa potrebbe essere di massimo 80 mila euro».
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