Mestre, lui s'innamora e lei gli ruba tutti i soldi

Un uomo in cerca di affetto lo trova in una ragazza di strada. Ma lei lo usa come un bancomat e lui perde lavoro e 65 mila euro

MESTRE. Per sei anni, dal 2008 al 2014, avrebbe finto di essersi innamorata di lui quando invece lo stava usando come un bancomat, con prelievi regolari, tanto da riuscire a farsi consegnare, nel complesso, circa 65 mila euro. Per questo motivo Anca Canalos, una prostituta rumena di 29 anni, residente all’estero e in Italia senza fissa dimora, è finita sotto processo al tribunale di Venezia per il reato di circonvenzione di incapace, per una vicenda che si è trascinata per sei lunghi anni.

A partire dall’inizio del 2008, quando i due protagonisti della storia - all’epoca lei ha 23 anni e lui ne ha 38 - si incontrano per la prima volta, nel corso di una prestazione della donna, che lavora come prostituta nell’area del Terraglio. L’uomo - che soffre di disturbo dipendente della personalità, per cui è alla costante di ricerca di affetto e ha bisogno di sentirsi socialmente accettato - torna a trovarla più volte. Lei è gentile (non sarà una gentilezza gratuita, per l’accusa) e lui se ne infatua. Nasce, un incontro dopo l’altro, una relazione, in cui a comandare però è lei.

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L’uomo infatti, proprio a causa del suo disturbo, comincia a dimostrarsi totalmente dipendente dalla sua volontà, e soprattutto dalle sue continue richieste di denaro, che con il passare del tempo si fanno sempre più pressanti, al ritmo di 2000 euro al mese, da consegnare sempre in contanti. Per giustificare le sue continue richieste di denaro la ragazza raccontava di essere in grave difficoltà economiche e, una volta tornata in Romania, era anche riuscita a convincere il suo uomo a raggiungerla per portarle i soldi, facendogli credere di essere gravemente malata, e di aver bisogno del suo sostegno per potersi curare. Sono stati anni terribili per la vittima, costretto ogni mesi a recuperare i soldi da portare alla sua compagna, dalla quale veniva tempestato di telefonate se si permetteva di ritardare la consegna anche di pochi giorni. Per garantirle lo stipendio mensile - che lui immagina le fosse necessario per curarsi - l’uomo non solo si è spinto a rubare del denaro dalla cassa del ristorante nel quale lavorava, in cucina a Campalto, episodio per il quale fu poi scoperto e anche licenziato dai titolari dell’attività. Ma anche a rubare gioielli e preziosi in casa dei genitori, versare alla donna l’intera buona uscita che aveva ricevuto dal datore di lavoro e a versare l’intera pensione della madre convivente. Una relazione che è durata sei anni e che ha portato la donna, difesa dall’avvocato Marco Borella, a entrare in possesso dei 65 mila euro. Nel processo a rappresentare l’accusa è il pm Massimo Michielozzi mentre l’uomo vittima del raggiro si è costituito parte civile con gli avvocati Marco Seppi ed Elisa Silvestrini. La prossima udienza si terrà il 20 giugno.

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