Mestre, l'appello di un esercente: «Esasperato da spaccio e risse: pronto a chiudere»

Lettera  al prefetto di un esercente. Boffi: «Pronto a incontrarlo»
Scene quotidiane di spaccio in via Monte San Michele a Mestre
Scene quotidiane di spaccio in via Monte San Michele a Mestre

MESTRE. «Esasperato mi rivolgo a lei per non dovermi dichiarare sconfitto e mollare tutto». Pasquale Caiazzo, titolare della Tana di Oberix, trattoria all’angolo tra via Trento e Monte San Michele, una delle zone calda a ridosso della stazione, ha scritto una lettera al prefetto Carlo Boffi.

E ieri il Prefetto ha dichiarato: «Non ho ancora letto la lettera, ma non escludo di andare io personalmente, insieme al questore, ad incontrare il signor Caiazzo». Il Prefetto ha sempre molta attenzione verso le situazioni a rischio della città, sia che le aree interessate si trovino in centro storico, sia che riguardino la terraferma. Già in altre occasioni ha portato le istanze dei cittadini in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Pasquale Caiazzo
Pasquale Caiazzo


«Siamo esasperati dalla situazione che quotidianamente viviamo. I miei clienti hanno paura a raggiungere non solo il mio locale ma anche addirittura uscire dagli hotel vicini». E ancora: «Due sere fa abbiamo assistito all’ennesimo regolamento di conti per la conquista dello spaccio di droga nella zona, con una rissa che si è protratta per tutto il giorno proprio a due passi dall’ingresso della trattoria e che si è conclusa con il ferimento di un presunto spacciatore. Ma lo stesso copione si ripete da giorni e la situazione rischia di degenerare in qualcosa di più grave» .

Chiude il Bar Baratto, simbolo della "resistenza" contro lo spaccio
Agenzia Candussi. Descrizione: "Bar-atto" presso Parco Albanese, Mestre.

Racconta: «Oltre al problema dello spaccio, in queste vie insiste anche un grave problema di degrado: bottiglie abbandonate, rifiuti di ogni genere lasciati a terra, bivacchi notturni improvvisati, attività di prostituzione anche diurna, odori insopportabili». Situazioni più volte segnalate. Continua lo sfogo: «Fino ad oggi ho sempre avuto fiducia e ho proseguito con la mia attività assieme alla mia famiglia. Ora però mi pongo tante domande e mi sorgono tanti dubbi sul futuro del mio lavoro e per quello dei miei figli. Mi rendo conto che non sono solo perché vedo quotidianamente che le forze dell’ordine (polizia locale, polizia di stato, carabinieri e guardia di finanza) sono presenti e fanno il possibile per garantire la sicurezza della mia famiglia, della mia attività e anche dei residenti della zona con i loro costanti pattugliamenti e richieste di informazioni sullo stato delle cose. E per la loro presenza li ringrazio e continuerò a ringraziarli sempre. Ma questo, purtroppo, non basta». Conclude: «Non vorrei dover arrivare al punto di cedere l’attività a qualche altro acquirente straniero contribuendo così ad un ulteriore degrado di questa zona. Le chiedo di tener conto di questo appello e di attivarsi per quanto è in suo potere per aiutarci e non spingerci a doverci dichiarare sconfitti e chiudere l’attività».
 

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