Mestre: «Festival da record dibattiti di qualità e la politica rinasce»
MESTRE. Il Festival della Politica torna a far vivere il centro. Migliaia di persone, come non si vedevano da tempo, hanno affollato Mestre durante le cinque giornate di incontri, dibattiti, confronti della rassegna assurta ad appuntamento fisso che caratterizza e identifica la terraferma veneziana. Anche la sesta edizione del Festival, organizzato dalla Fondazione Gianni Pellicani in collaborazione con il Comune, si è chiusa con un successo di critica e pubblico.
Più di trentamila presenze, 110 relatori e 50 incontri, hanno animato la città da mercoledì a domenica scorsa. Molto seguita l'anteprima di mercoledì con il ministro della Giustizia Andrea Orlando e gli incontri di venerdì tra Ezio Mauro, Ilvo Diamanti e Massimo Cacciari, nonché l'intervista finale con Francesco De Gregori. Partecipate le sezioni speciali curate da Antonio Gnoli e Massimo Donà. A Mestre a ragionare di politica, alcune tra le figure più autorevoli del panorama culturale italiano, che hanno affrontato temi spinosi quali gli sconvolgimenti globali che stanno scuotendo il mondo generando paure e insicurezze.
«Quale manifestazione politica riesce a riempire le piazze di Mestre come il Festival? Questa è una domanda che dovrebbero porsi anche i partiti, se vogliono riprendere una relazione con la città e i cittadini», osserva Nicola Pellicani. «L'interesse e la grande partecipazione che ha riscosso il Festival confermano che questa è la strada giusta da seguire per riavvicinare le persone alla politica. È la dimostrazione che ai cittadini interessa davvero poco la polemica di giornata, il talk show, i siparietti, i cittadini sono interessati a ragionare sui problemi. Non si spiega altrimenti come centinaia di persone abbiano seguito con grande attenzione anche le sezioni speciali, dedicate rapporto tra la politica e Shakespeare, tra la politica e la filosofia e tra la politica e i fumetti. Torno a ripetere, il successo del Festival sta proprio in un format che entra nel merito dei problemi, un'occasione di confronto plurale, aperto a tutti i punti di vista. Una manifestazione di politica senza politici, alla quale partecipano alcuni tra i principali protagonisti del dibattito pubblico».
Adesso serve il salto di qualità: «Ora questo Festival così come si è consolidato, avrà un futuro solamente se la città e le istituzioni lo riconosceranno come tale». I tempi sono maturi perché a fianco a Fondazione, comune istituzioni bancarie nasca un comitato promotore che investa in modo più significativo sulla rassegna. «Per far sì», spiega Pellicani, «che il Festival non viva in modo precario, ma che possa contare su un'organizzazione solida e maggiori risorse per promuoverlo a livello più ampio diventando una bella occasione per un turismo diverso. L'impianto forte c'è già, bisognerebbe crederci un po' di più».
L'edizione del Festival si è estesa anche ad altre parti della città, per diffondere gli appuntamenti in modo più capillare. Conclude Pellicani: «Anche quest'anno le giornate del Festival si sono rivelate una formidabile occasione di rivitalizzazione del centro di Mestre, la dimostrazione che l'utilizzo degli spazi pubblici per eventi di carattere culturale rappresenti il modo migliore per rianimare la città, in particolare il centro, sempre più svuotato di persone e di funzioni. Mi auguro che il Festival, che si è ormai affermato come una rassegna di respiro nazionale, rappresenti uno stimolo per istituzioni e realtà associative».
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