Mestre: «Facciamo il palasport, lo pago io»
Il sindaco Brugnaro, dopo la vittoria della Reyer, alla carica: conflitto di interessi? Se volete mi tengo i soldi in tasca
«Facciamo il palasport? Tutti d’accordo salvo conflitti d’interesse. Cioè tutti vogliono il palasport, tutti sono d’accordo. Ma il conflitto è che lo pago io. Il palasport non serve quindi? Nessun problema, mi tengo i soldi in tasca». Luigi Brugnaro, reduce dalla vittoria della Reyer in gara 2, torna con i giornalisti a parlare di nuovo palazzetto per il basket. Quello che vuole realizzare nell’area dei Pili di proprietà di una delle sue società, la “Porta di Venezia Spa”.
Brugnaro sul conflitto d’interessi replica agli attacchi. «Rispondo per esempio a Scano (consigliere del Movimento 5 Stelle,
ndr
). E gli dico: pagalo tu il palasport o dobbiamo farlo pagare al Comune secondo la logica dei comunisti? Ditemi: deve pagarlo il Comune? Io sono d’accordo se volete».
Avvocati al lavoro.
Il primo cittadino conferma il lavoro per il blind trust, l’affidamento fiduciario cieco che è un regime giuridico, mutuato dalla legislazione anglosassone, pensato per evitare conflitti di interesse nei politici con interessi economici individuali. Il caso del primo cittadino, imprenditore, patron della Reyer e proprietario dei terreni dei Pili attraverso la sua società e che ora torna a riproporre il progetto per fare qui il nuovo palazzetto da 10 mila posti.
Taliercio inadatto.
Impianto che, sia chiaro, serve perché il Taliercio (3.500 posti) non basta per i playoff. Lega Basket dal prossimo campionato porta la capienza a 5 mila. E poi il Taliercio ha evidenti difetti, vedi la climatizzazione inefficace. Dice Brugnaro: «Non lo ha mai fatto nessuno il blind trust, neanche imprenditori importanti del Pd che sono in Parlamento», spiega il sindaco. «L’unico che lo fa è Brugnaro che ci sta lavorando assieme ad avvocati inglesi e londinesi. Scano dice: “Vedremo cosa è”. Bontà sua. Io però ribadisco che devo farlo, lo faccio, eccome, perché le cose che dico le faccio. A me piacciono le sfide».
Terziario e verde attrezzato.
E alle preoccupazioni dei chimici sul futuro della Raffineria Eni e di altre aziende della prima zona industriale, messe nero su bianco in un comunicato della Filctem Cgil, il sindaco ribatte: «Le aree che io possiedo sono aree di sviluppo terziario e verde attrezzato previste già da piano regolatore e Pat, il Piano di assetto del territorio. Le aree che io possiedo sono da vent’anni già sviluppabili (dalle precedenti amministrazioni comunali) e non sono aree industriali. Sono dentro il parco di San Giuliano con il progetto dell’architetto Di Mambro. Non faremo altro che continuare quello che era già previsto e i progetti che già ci sono. Non sono aree industriali, sono fuori dalla cintura».
«No? Risparmio soldi».
Il sindaco continua: «L’arricchimento del progetto è stato pensare di metterci un palasport perché credo che la città ne abbia bisogno. Non ce n’è bisogno? Nessun problema, mi tengo i soldi in tasca. Abbiamo visto come è andata con Zamparini... Venticinque, trenta, quaranta milioni? Io me li tengo in
scarsea.
A Poveglia non andava bene? Non ho messo niente e ho risparmiato 40 milioni. Volevo fare l’ospedale e invece è ancora così come è. E allora cosa è meglio?».
Piccola cronistoria.
Il progetto del 2015, firmato da Donadini (vicecapo di gabinetto ed allora amministratore di “Porta di Venezia”) prevedeva oltre al palasport parcheggi e servizi. Venne bloccato dal commissario perché il presidente di Umana era candidato sindaco. Il piano urbanistico, ancora visibile sul sito dell’architetto Luciano Parenti, per ammissione dello stesso progettista, deve essere rivisto perché si prevedeva una grande rotatoria ai Pili, collegata al nuovo cavalcavia di San Giuliano, voluto dalla Regione ma mai realizzata. E i legali della società hanno impugnato al Tar l’accordo sulle bonifiche con Comune e Città metropolitana (sempre Brugnaro) sostenendo che il disinquinamento lo debba pagare chi ha inquinato e non chi ha acquistato i terreni. Nel frattempo molte cose si sono mosse per quest’area, con scelte anche antecedenti alla giunta Brugnaro.
Altri progetti collegati.
Tutte tese a migliorarne l’accessibilità visto che i Pili sono area strategica per gli accessi a Venezia. Risale al periodo del commissario l’accordo per la viabilità (17 milioni del Mise) tra Vega e Fincantieri con grandi rotatorie e via della Libertà in viadotto. Ne beneficia l’intera prima zona industriale. Il tram passa lì vicino e il sindaco ha ipotizzato una fermata fronte Pili e un ponte ciclabile verso San Giuliano. Ci sono i 460 posti-auto che la “Porta di Venezia” può realizzare ai Pili in cambio del passaggio della pista ciclabile per Venezia (cantieri in corso, costo 1 milione di euro). E c’è il bando periferie che finanzia la nuova stazione Rfi di Marghera, stralciata dalla Regione e che la città metropolitana ha fatto finanziare dentro un pacchetto di 38 milioni e 727 mila euro.
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