L’ex sede Inps di Mestre a impresari bengalesi: ipotesi nuovo albergo
Venduto l’edificio all’angolo tra via Gozzi e via Aleardi. I soci: «Nulla è deciso, parleremo con il Comune». La comunità bengalese ha fatto incetta di molti appartamenti e negozi per Caf e Money Transfer

Con quasi novemila residenti rappresentano la comunità straniera più numerosa della città.
Nel 2023, da tutta la provincia, hanno inviato rimesse per 78 milioni di euro nel loro Paese.
Moltissimi lavorano nelle cucine dei ristoranti di Venezia o nelle aziende dei sub-appalti della Fincantieri di Porto Marghera, spesso alla dipendenze di connazionali. Tanti negli ultimi anni si sono trasformati in imprenditori diventando protagonisti del mercato immobiliare, soprattutto nell’area a ridosso della stazione ferroviaria.
La tendenza
E, dopo l’apertura del Gran Piave (ex Grand Central) ristorante a gestione bengalese che offre hamburger, burrito e menù orientale, ci sarà la firma di imprenditori bengalesi anche all’ex sede Inps all’angolo tra via Aleardi e via Fogazzaro. Uffici chiusi un paio d’anni fa, e da allora diventati un luogo di ritrovo per consumatori di droga.
Con la conseguente esasperazione dei cittadini della zona, un’area residenziale che, a leggere i nomi scritti sui campanelli, racconta come sia cambiato il quartiere negli ultimi anni, in una convivenza non sempre facile tra italiani e stranieri.
L’ex sede Inps è una palazzina su due piani con garage sotterranei acquistata da una società composta da alcuni imprenditori bengalesi, alcuni dei quali già titolari di alcune attività nel quartiere tra le quali un Centro di assistenza fiscale molto frequentato di via Gozzi cui si rivolgono molti connazionali, ma anche cittadini cinesi e di altre nazionalità che devono sbrigare pratiche burocratiche.
Quale sarà il futuro dell’ex sede Inps del quartiere? Tra le ipotesi allo studio dei soci che hanno comprato l’immobile c’è anche la trasformazione in albergo.
«È troppo presto per parlarne, non abbiamo deciso ancora nulla», racconta uno dei soci dall’hotel Trieste, un tre stelle che gestisce di fronte alla stazione ferroviaria di Mestre.
«È vero, abbiamo comprato l’immobile», dice, «ma è ancora troppo presto per fare qualsiasi ipotesi anche perché molto dipenderà dalle valutazioni che farà il nostro architetto. Nelle ultime settimane siamo stati in Bangladesh quindi non abbiamo ancora avuto la possibilità di confrontarci con calma. Vedremo nelle prossime settimane, anche perché dovremo confrontarci con il Comune, dovrà essere il Comune a decidere».
Le ipotesi dopo l’acquisto
Insomma, si vedrà. L’acquisto dell’ex sede dell’Inps - a un prezzo che resta riservato - sottolinea la vivacità immobiliare della comunità che, negli ultimi tempi, ha acquistato anche parecchi appartamenti e locali al piano terra da trasformare in Caf, negozi di alimentari o botteghe per parrucchieri.
Anche un noto studio di consulenza ha recentemente ceduto la proprietà e alcuni imprenditori bengalesi hanno manifestato interesse anche per rilevare la licenza commerciale della storica osteria da Mirco, sempre in via Gozzi, gestito da Mirco Vallotto insieme alla moglie Luana Popescu.
La coppia ha deciso di chiudere i battenti dopo 18 anni di attività. L’accordo per la compravendita della licenza non è andato a buon fine. Tanta intraprendenza imprenditoriale nasconde anche delle ombre sulle quali ha da tempo acceso un faro la Guardia di Finanza: ritorno fiscale basso e massiccio ricorso agli incentivi e ai sussidi a fronte, come si diceva, di rimesse per milioni di euro.
Complessivamente i bengalesi dichiarano circa quattro milioni di euro, i cinesi nove, pur essendo il 20% in meno.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia