“Mestre città ospitale”. Ecco come farla crescere
MESTRE. A chiunque viva in centro capita di inciampare in turisti stranieri cui dare indicazioni stradali piuttosto che informazioni su dove andare a cenare o su quale sia la fermata dell’autobus più vicina, e di provare un senso di imbarazzo. Perché manca un punto informazioni, perché bisognerebbe spiegare giri arzigogolati e inutili, perché siamo costretti a precisare che il bike sharing c’è ma i turisti non lo possono usare. Come trasformare Mestre in una città “ospitale”, in grado di intercettare il turista moderno, che sempre più spesso non cerca architettura, musei e opere d’arte, ma ambisce a respirare l’aria di una città senza trucchi o lifting, con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni? Oggi assistiamo a un tentativo raffazzonato e per lo più lasciato alla buona volontà del singolo, di catalizzare i turisti. Confesercenti è convinta che rendere la città “accogliente” faccia bene oltre che ai turisti, anche a Mestre e dunque, non sia uno sforzo a perdere.
Questo l’obiettivo del progetto “Mestre città ospitale”, presentato ieri nella sede di Confesercenti dal presidente Francesco Mattiazzo e dal vicedirettore Michele Lacchin, che ha condotto uno studio dettagliato. La ricetta. «Il problema che poniamo oggi», spiega Lacchin, «è come mettere a valore un profilo amichevole delle città, farlo diventare un “plus”: offrire non solo un alloggio, ma un’esperienza ai “cittadini temporanei».
Perché sarà vero che è bello correre lungo le rive dell’Hudson, ma fare jogging a San Giuliano con vista su Venezia non è da meno. «Eppure», domanda Lacchin, «quale turista è informato di questa possibilità? E come raggiungere San Giuliano e Forte Marghera?». Il rischio è che rimanga un’esperienza locale, neanche per i “foresti” dell’hinterland, un canale di informazione solo per i residenti.
Cosa serve? Accessibilità fisica e informativa, fruibilità dei servizi, immagine e comunicazione del prodotto. A livello pratico: elaborare un piano della segnaletica tenendo in considerazione le differenti modalità di trasporto utilizzate dai visitatori, sviluppare il servizio assistenza-accoglienza attraverso l’istituzione di un Infopoint in centro, curare le informazioni al turista (più lingue) sia con materiale cartaceo. Assicurare la disponibilità di informazioni attraverso la rete internet promuovendo la rete WiFi gratuita.
«Aprendo i parchi al wi-fi, quanta gente arriverebbe?». Mettere a disposizione ulteriori opportunità di mobilità: collegamenti tra le principali strutture ricettive e il centro di Mestre, servizi di bike dedicati (riconversione del fallimentare servizio di bike sharing magari affidando il “parco bici” alle strutture ricettive). Offerte di pacchetti di mobilità («oggi tutto è affidato ai tabaccai»). Servizi in rete. Vanno rivisti e riconsiderati, secondo Confesercenti, i maggiori spazi aperti della città (piazzale Candiani, o piazzale Donatori di Sangue) preferendo interventi “leggeri”, reversibili e a basso costo, le cosiddette “piazze intelligenti” secondo il principio per il quale «è la gente che determina l’uso degli spazi». Servizi in città ce ne sono molti, ma vanno messi in rete. A livello pratico lo strumento gestionale potrebbe essere una card, anche dematerializzata grazie all’impiego delle nuove tecnologie che il cliente riceve al momento della prenotazione e che mette a disposizione del turista pacchetti e opportunità: ristorazione, shopping, divertimento, sport e benessere (jogging con vista, palestra giornaliera), eventi, cultura, visite ed escursioni. Pacchetti diversificati: spritz e tramezzino (goditi l’aperitivo mestrino), pizza e musica, fitness (palestre e parchi), made in Italy (una giornata della settimana negozi aperti e acquisti serali).
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