Mestre, città dei condomini più vecchi: 7 palazzi su 10 hanno più di 50 anni

Studio della Cgia e della Camera di Commercio: vanno risanati, ma spesso sono gli inquilini a frenare gli interventi
Panoramica di Mestre
Panoramica di Mestre

MESTRE. Quasi sette tra case e condomìni su dieci hanno più di 50 anni, e in particolare i più vecchi sono proprio nei quartieri della terraferma veneziana. Un tasso di invecchiamento che non ha uguali nel resto dell’area metropolitana, e che si spiega con il boom edilizio a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.

A raccogliere i dati che gettano un po’ di luce sul patrimonio immobiliare privato sono stati la Cgia e la Camera di Commercio di Venezia-Rovigo che hanno commissionato lo studio al Centro Studi Sintesi di Mestre. Qualche dato: su quasi 22 mila edifici residenziali privati distribuiti tra Mestre, Marghera e gli altri quartieri quasi 18 mila (l’82%) hanno più di 40 anni, essendo stati costruiti prima del 1980. E tra questi 12 mila sono stati realizzati prima del 1970. Nel complesso il 69% del patrimonio residenziale della terraferma è stato costruito da almeno 50 anni. E non a caso è questa la nuova frontiera dell’edilizia anche perché fino ad ora è stato costruito troppo - restano centinaia in città gli appartamenti invenduti - e la difesa del suolo è diventata una priorità. Ma una città di palazzi vecchi spesso è anche una città che appare brutta, che non si prende cura di sé.

I dati sull'anzianità dei palazzi di Mestre
I dati sull'anzianità dei palazzi di Mestre


«Avere un patrimonio edilizio così datato costituisce un problema», riflette il presidente della Cgia Roberto Bottan, «ma anche un’opportunità. Con edifici così obsoleti ci sono molti problemi, legati soprattutto al basso efficientamento energetico. Spesso, inoltre, emergono fenomeni sociali molto preoccupanti, come il proliferare del degrado urbano e del disagio sociale nei quartieri in cui sono ubicati. Tuttavia, con opportuni investimenti che ancora oggi consentono ai proprietari degli immobili di accedere ad importanti vantaggi fiscali, vi sono grandi opportunità per riqualificare e rigenerare queste unità abitative». Facile a dirsi, spesso difficile a farsi, come sa bene uno che lavora in trincea, come l’amministratore di condomìni Francesco Brusò, che amministra oltre quaranta palazzi tra Mestre e Marghera. «La foto scattata dallo studio è corretta perché la maggior parte degli edifici», racconta Brusò, «sono stati realizzati tra il 1964 e il 1978 e molti avrebbero bisogno di una bella ristrutturata». Ma gli interventi devono fare i conti con due fattori: le spesso scarse risorse economiche e l’età media dei condòmini. Più sono anziani e più sono ostili e tirar fuori i soldi per fare lavori di cui potranno godere per pochi anni. «Per questo si tende a intervenire solo quando si presenta qualche problema grave, quando si stacca una piastrella o quando c’è una imposizione di legge», aggiunge Brusò, «ma si tratta prevalentemente di interventi di conservazione». Senza contare che spesso c’è la tendenza a intervenire con interventi al risparmio.

Il presidente della Cgia, Roberto Bottan
Il presidente della Cgia, Roberto Bottan


E basta farsi un giro per Mestre per vedere come, ad esempio, nei pergoli dove nel corso degli anni si è assottigliato o sgretolato il cemento armato, si sia intervenuti con l’applicazione di scossaline, lastre di lamiera, spesso zincate, per impedire le infiltrazioni di acqua piovana. «Soluzioni tampone». I principali interventi sul piano energetico hanno riguardato invece l’introduzione delle valvole termostatiche e la riqualificazione della centrale termica. Bene quindi ragionare sui temi della ristrutturazione, «a patto che si facciano interventi programmati», osserva Brusò, «e non a spot per andare incontro all’una o all’altra categoria». Lo studio sarà presentato lunedì alle 18 in municipio a Marghera, con i vertici di Cgia, Camera di Commercio, l’assessore De Martin e il senatore Causin.

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