«Mestre casa dell’arte contemporanea»

La direttrice dei Musei Civici: facciamo qui quello che a Venezia non si fa e portiamo i veneziani a vedere una bella mostra
Di Mitia Chiarin

«L’idea è quella di fare a Mestre quello che a Venezia non si fa e di portare Venezia e i veneziani fino a Mestre per vedere una bella mostra». La Giuditta II, la sensuale donna ritratta da Klimt, pezzo da novanta della mostra “Attorno a Klimt - Giuditta, eroismo e seduzione” che si apre il 14 dicembre al Candiani arriverà al centro culturale mestrino lunedì prossimo. E il suo fascino, spiega la direttrice dei Musei civici veneziani, Gabriella Belli, ha anche l’obiettivo di rovesciare un assioma vecchio come la rivalità tra la sontuosa Serenissima e la sua appendice, popolata e laboriosa, di Mestre, che continua a sentirsi Cenerentola, rispetto alla bellezza dei palazzi e della proposta culturale veneziana.

«Lavoriamo su Mestre per fare quello che a Venezia non facciamo, ovvero lavorare con originalità e autenticità sul tema del contemporaneo mettendolo in relazione critica con l’antico. E questo si farà a Mestre, la città del presente e del contemporaneo. La Fondazione Musei civici ha tanti spazi a Venezia, ha il museo di Ca’ Pesaro ma non ha un museo di arte contemporanea», continua a spiegare la dottoressa Belli, impegnatissima con il suo staff in questi giorni per organizzare la mostra “Attorno a Klimt. Giuditta, eroismo e seduzione” che rimarrà aperta al Candiani fino al 5 marzo.

Un evento per Mestre con ottanta opere d’arte, tra cui anche Schiele e Munch, che oltrepassano il ponte della Libertà per farsi vedere, nella loro bellezza e forza artistica, al centro culturale di Mestre. Un evento che è il primo tassello di un progetto lungo un anno che la Fondazione Musei Civici ha assunto come impegno e che porterà ad organizzare quattro mostre della rassegna “Corto circuito” con un dialogo tra i secoli, tra antico e contemporaneo, che vede la grande fondazione del Comune di Venezia, su spinta del cda e del sindaco, investire sulla terraferma. E dopo anni di dibattiti sulla necessità di dare a Mestre una sua connotazione culturale, forte, ecco che i Musei civici, che gestiscono i musei comunali, arrivano in piazzale Candiani con l’obiettivo di scardinare concetti vecchi, triti e ritriti. Prima della Fondazione, a Mestre ha guardato la Biennale che ha aperto un padiglione della Biennale Architettura a forte Marghera. Alla notizia dell’arrivo dei quadri di Ca’ Pesaro e di altri musei veneziani a Mestre, in centro storico, i veneziani hanno già storto il naso. I mestrini invece attendono di farsi stupire.

Al Candiani in questi giorni si lavora con frenesia per garantire l’innalzamento della sicurezza per proteggere l’arrivo delle opere d’arte, dal valore inestimabile.

Gabriella Belli, sorride ma va avanti come un treno: «Mestre, città industrializzata, con una storia nel Novecento di profonde trasformazioni, è indubbiamente molto più contemporanea di Venezia. Sul contemporaneo in centro storico operano da anni la Biennale e tante collezioni private. Noi abbiamo assunto, su spinta del Cda e del sindaco, questo progetto che non sarà un’azione spot ma un progetto con una continuità, lungo un anno, per garantire la fidelizzazione del pubblico e portare al Candiani mostre, ma anche laboratori e attività didattiche, conferenze come quella di Caroli. I Musei civici sono, certo, oltre il ponte ma sono un patrimonio di tutti coloro che vivono nel Comune di Venezia. E quindi parlo di veneziani e mestrini. E la Giuditta è dei veneziani ma anche dei mestrini. Appartiene, per un pezzetto, a tutti noi. Ci teniamo così tanto a questo progetto su Mestre che deve essere chiaro che non stiamo esportando un progetto culturale ma stiamo lavorando sulla contemporaneità con un progetto pensato apposta per Mestre. Questo perché la Fondazione Musei Civici vuole occuparsi anche della contemporaneità. Che sta di casa a Mestre».

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