Mestre, caccia all’acqua termale in via Poerio: Antalgik scopre un pozzo di 106 metri

La società chiede alla Regione di autorizzare la ricerca per sviluppare nel poliambulatorio un centro di balneoterapia

MESTRE. La richiesta, ufficializzata con una domanda di permesso di ricerca notificata alla Regione Veneto (Direzione difesa del suolo), è di quelle che stuzzicano la curiosità.

Perché nessuno avrebbe immaginato di legare l’acqua termale, sinonimo di benessere, al nome di Mestre.

Invece il complesso del Seicento di via Poerio, a fianco del chiostro di M9, riserva inattese sorprese. La società Essepienne Srl del Gruppo Monti, proprietaria dello studio Antalgik di via Poerio a Mestre, ha depositato una corposa domanda in Regione per poter avviare indagini per la ricerca di acque termali nella propria sede, nello spazio di 510 metri quadri acquistato al civico 16 di via Poerio per ampliare il poliambulatorio di terapie sanitarie.

Durante le operazioni di manutenzione del cortile interno, adiacente all’edificio acquistato per l’ampliamento, e che confina con la storica sede del poliambulatorio, sul retro dei portici di via Poerio, è stato infatti rivenuto un pozzetto con, si spiega, una perforazione profonda di cui si “sconosce” l’utilizzo tanto che non è minimamente indicata in alcun documento di compravendita.

Una tubazione che arriva ad almeno a 106 metri di profondità. I prelievi d’acqua portati in laboratorio, si spiega nella documentazione allegata alla richiesta di ricerca, segnalano la presenza di una risorsa idrica, acqua, «appartenente alla famiglia delle oligominerali», con una «prevalente componente bicarbonato calcica e Ph alcalino».

Acqua termale che al poliambulatorio mestrino ovviamente interessa per sviluppare una attività di balneoterapia visto che è risaputo che acque con Ph particolarmente basico «risultano poco frequenti» e svolgono nell’ambito delle terapie termali un ruolo importante per la loro «peculiare condizione coadiuvante del sistema tampone dell’organismo umano», spiega la relazione del geologo Matteo Gurnari. L’obiettivo è di trasformare l’inattesa scoperta in una attività terapeutica, una volta conclusa la fase di ricerca e di autorizzazione sanitaria. L’iter inizia proprio dalla richiesta di permesso di ricerca, con una durata di 3 anni, alla Regione. In seguito, in funzione della bontà della risorsa idrica trovata in via Poerio, si procederà con l’avviare l’ iter presso il Ministero della Salute per la certificazione e il riconoscimento ministeriale e poi presentare una istanza di concessione di coltivazione mineraria presso la Regione. La prima parte di analisi delle acque prelevate dal pozzetto nella proprietà del poliambulatorio Antalgik dovrebbero durare due mesi, a partire dalla data di concessione del permesso da parte della Regione. Altri 14 mesi si stimano per ottenere il permesso di sfruttamento, se tutto va come previsto, al Ministero della Salute, con un investimento di almeno 40 mila euro per ottenere il via libera allo sfruttamento del pozzo d’acqua nel poliambulatorio che dovrà allargarsi con vasche e piscine terapeutiche nella struttura di Mestre e con immancabili opere di ammodernamento. La società Essepienne ha una grande esperienza nel campo delle cure termali visto che fa parte integrante della rete delle terme del Mare Termale bolognese, a Bologna, che rientra nel Circuito Salute Più di cui fa parte pure il centro Antalgik di Mestre, attivo in città dal 1975. Il poliambulatorio convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, si è ampliato già dal 2018, dopo un importante lavoro di ristrutturazione, e si è trasformato in uno spazio dedicato alla salute, al benessere e alla longevità in ogni sua forma con prestazioni all’avanguardia, percorsi remise-en-forme e 6 presìdi delle cure rigenerative. Con l’acqua termale in pieno centro è pensabile un ulteriore sviluppo. —

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