Mestre, bimba nasce morta, ginecologo condannato
MESTRE. Due anni e quattro mesi per la morte di una bimba appena nata. Una tragedia che colpì una famiglia residente a Venezia. Ieri pomeriggio la giudice monocratica Sonia Bello ha ritenuto il ginecologo mestrino Khaled Rifaii, all’epoca dei fatti in servizio all’ospedale di Mestre, responsabile del reato di omicidio colposo.
La pubblico ministero Laura Cameli, nel corso della sua requisitoria nella scorsa udienza, aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione. La giudice ha disposto anche una provvisionale di 200mila euro per i genitori della bimba morta, che si sono costituiti parti civili con gli avvocati Giuseppe Romano e Pretty Gorza, rimandando al giudice civile la quantificazione del risarcimento. Le provvisionali dovranno essere versate in solido tra il ginecologo e il responsabile civile, ovvero l’Usl 3 Serenissima, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Sarti. Entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza.
«Siamo arrivati alla fine di un processo che è durato quattro anni, durante il quale da parte dell’imputato non è arrivata mai una proposta risarcitoria», hanno ricordato gli avvocati delle parti civili.
La coppia si era rivolta al dottor Rifaii perché seguisse la gravidanza - la terza - che si presentava a rischio visto che la donna soffriva di diabete e obesità. Stando agli accertamenti del medico legale, la nascitura era deceduta a causa della non corretta maturazione dei suoi organi interni. Allo specialista mestrino la Procura contestava il fatto che, nonostante la paziente gli avesse comunicato le sue patologie, lui non le avrebbe prescritto gli esami ritenuti necessari per seguire l’andamento della gravidanza. Inoltre non avrebbe monitorato la crescita del feto nei nove mesi. Tenuto conto delle condizioni della donna, il parto sarebbe dovuto avvenire con taglio cesareo mentre il medico avrebbe assicurato un parto naturale.
Alla scadenza della gravidanza, la donna si era presentata in Ostetricia all'Angelo, ma una delle ostetriche in servizio le aveva spiegato che avrebbe dovuto prendere appuntamento, visto che il suo parto richiedeva l’effettuazione di un taglio cesareo, anche perché la nascitura era di dimensioni considerevoli, visto che alla fine era risultata pesare 5,4 chili. In quell’occasione alla donna era stato dato appuntamento per il giorno successivo: la signora si era presentata e aveva partorito la neonata, purtroppo senza vita.
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