Mestre-Auckland sola andata. «Ora sono cittadina del mondo»

La segnalazione in redazione l’hanno fatta i suoi amici mestrini che non hanno esitato a sobbarcarsi più di 24 ore di viaggio, a gennaio, per presenziare in Nuova Zelanda al matrimonio di sua figlia Tanya, 26 anni.
Laura Fragiacomo, 50 anni appena compiuti, manager presso la azienda “Dean Apparel” di Auckland, vive dalla fine degli anni Novanta nella lontana isola dell’Oceania.
Risponde subito alla mail, titubante di non saper scrivere bene in italiano, visto che oggi la sua lingua abituale è l’inglese. Ma la timidezza lascia subito il posto alla voglia di raccontarsi.
«A Mestre abitavo in via Garigliano, vicino a via Bissuola. Sono andata alle medie in viale San Marco, poi ho frequentato il liceo scientifico Morin.
Nel 1983 mentre frequentavo l’università di Ca’ Foscari, sono andata a Londra per studiare inglese e lì ho incontrato mio marito. Per lui ho deciso di rimanere a Londra e ho studiato moda al London College of Fashion», spiega. Oggi Laura Fragiacomo, al suo cognome italiano ha aggiunto quello del marito, Heraud.
«Il modo di vivere anglosassone mi si addiceva. Prima ho lavorato nell’atelier di Jean Muir, poi per ditte che producevano vestiti da sera. Poi sono andata a creare modelli in pelle. Frequentavo regolarmente gli appuntamenti del “prêt-à-porter” di Parigi, Milano e Dussendolf. Mia figlia Tanya è nata nel 1987 a Mestre; tra un lavoro e l’altro quell’anno l’ho trascorso a Mestre. Alla nascita del mio secondo figlio, Damien, nel 1996, la casa dove stavamo è diventata troppo piccola. Prima abbiamo pensato di andare a vivere in periferia, poi è arrivata l’opportunità di costruirci una nuova vita in Nuova Zelanda».
Da allora sono trascorsi 17 anni, intervallati, ogni due, da un viaggio a Mestre, per ritrovare i parenti. Ma la sua vita è tutta in Nuova Zelanda.
«Viviamo ad Auckland, grande città in costante espansione e con un milione di abitanti. Vivo nel distretto di Half Moon bay, vicino al traghetto per le isole. Mia figlia qui tiene il suo amato cavallo, Damien gioca nel club di hockey. Stiamo molto all’aperto: camminate in spiaggia, nei boschi, grigliate con gli amici. Io uso il mio sea kayak».
Il lavoro nel mondo della moda le ha portato soddisfazioni: «In dieci anni ho cambiato quattro ditte. Ora sono capo dipartimento dello sviluppo prodotti di una ditta di uniformi, la Dean Apparel. Produciamo uniformi per ditte di Nuova Zelanda e Australia: come McDonald’s, Air New Zealand, Elisabeth Arden. Per lavoro ho viaggiato spesso in Cina, Tahiti, Fiji».
La fantasia ha lasciato il posto alla tecnica, ci spiega. «Disegnare divise non è molto creativo ma ci sono molte soddisfazioni, perché le divise devono durare a lungo e perciò si lavora molto sui tessuti tecnici. Poi è piacevole incontrare tante persone nuove». E la vita in Oceania è diversa da quella nella vecchia Europa. «Si conduce una vita più tranquilla. Ci sono meno persone, meno macchine e smog, molto meno consumismo. Un luogo ideale per famiglie e per chi ama fare sport all’aperto. Quello che mi manca di più è la mia famiglia e l’architettura italiana, così bella».
E Mestre? «Mi manca il fatto di camminare per strade dove sono nata, di incontrare persone quando si va in piazza. Mi mancano mio padre e mia sorella. L’ultima volta che sono tornata ho partecipato alla cena di classe, a 30 anni dalla maturità. Mi sento italiana e cittadina del mondo: ma sia in Italia che in Nuova Zelanda finisco col sentirmi straniera».
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