Ater vuole vendere oltre 100 case a Mestre, stupore e rabbia nel rione Piave

La passeggiata di protesta tra le abitazioni che dovranno essere cedute. L’appello di consiglieri regionali e comunali: «Alienazione da fermare, gli alloggi vanno risanati». I cittadini: «Sono parte della storia del quartiere»

La passeggiata di protesta nel quartiere Piave
La passeggiata di protesta nel quartiere Piave

«Vogliono vendere le case? Ma noi inquilini non ne sappiamo niente e abbiamo un diritto di prelazione. E le case costruite dai lavoratori non si vendono». Un signore dai capelli bianchi si infervora quando incontra i partecipanti alla passeggiata di protesta tra le 104 case del quartiere tra via Piave e il parco Piraghetto a rischio vendita.

Alloggi non Erp di Ater Venezia che figurano in un piano di alienazione su cui l’Azienda ha in corso tutta una serie di verifiche per ottenere il via libera alla cessione. Nel quartiere Piave Ater conta 201 alloggi; 94 sono locati con contratto Erp, 3 sono locati con contratto non Erp e 104 sfitti sono stati ora dichiarati non Erp (indicazione figlia di una norma aziendale del 2001). Praticamente metà patrimonio Ater rischia la vendita.

La vicenda viene denunciata da consiglieri regionali e comunali. Assieme ci sono Avs, Veneto che vogliamo, M5s con i comitati come il Gdl di via Piave, la rete veneziana di “Ocio” e la rete sociale per la casa, i cittadini del quartiere.

In prima fila i consiglieri Elena Ostanel, Gianfranco Bettin, Erika Baldin, Andrea Zanoni, Sara Visman, Renzo Masolo e Marco Gasparinetti che denunciano gli effetti negativi di una vendita in blocco di immobili pubblici in una città dove 2 mila persone attendono una casa pubblica.

Chiedono «di bloccare ogni ipotesi di alienazione del consistente patrimonio di edilizia pubblica» che Ater Venezia possiede nella zona più degradata e a rischio sociale del centro di Mestre, «individuando invece una fonte di finanziamento straordinario per il recupero e la messa a reddito degli immobili ed in particolare degli alloggi oggi vuoti».

Elena Ostanel precisa. «Si può partire da un intervento minimo, uno stanziamento di 5 milioni, per rimettere in sesto i primi alloggi e riassegnarli». Ma quanti soldi servirebbero? «Almeno venti milioni». Ater Venezia ribadisce da tempo che mancano i finanziamenti e che questi alloggi è meglio venderli per finanziare manutenzioni altrove. Lo stesso pensa l’assessore comunale Venturini.

Gianfranco Bettin promette che la vicenda «si sposterà ora in consiglio comunale, perché il Comune deve intervenire». Ater attende anche i pareri della Soprintendenza. Perché le case a rischio vendita sono per lo più di inizio Novecento.

Si trovano nelle vie Adamello, Cavalieri di Vittorio Veneto, Cavallotti, Duca d’Aosta, Fiume, Monte Nero, Monte Rosso e Monte Santo. Immobili in parte sfitti e murati, ma in vari casi ancora abitati. E sono palazzine col fascino d’altri tempi. Giovanna Luzzi del coordinamento cittadini protesta. «Da un veloce sondaggio abbiamo capito che nessuno sa nulla di queste vendite, men che meno gli inquilini, tutti italiani. Ed è vergognoso che si vendano case che fanno parte della storia del quartiere. Una scelta scellerata».

Nel pomeriggio altra assemblea sul tema casa in viale San Marco dove sbarca lo sportello della rete solidale per la casa. Riceve il primo e terzo lunedì di ogni mese dalle 16 alle 18 in piazzetta Canova presso “Rosso Veneziano”.

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