Mestre, alberghi per 75 milioni e altri investimenti in vista
L’architetto Parenti: si studia un programma di sviluppo per tutta la provincia «Delocalizzare è il nostro obiettivo, valorizzando l’hinterland a fini turistici»
«Chi fa investimenti così importanti non li fa mica rischiando. Il trend di sviluppo del settore ricettivo consente una ampia garanzia di copertura della nuova domanda turistica e il programma di sviluppo prevede ulteriori investimenti in provincia di Venezia. Di cui potremo parlare quando saremo autorizzati».
L’architetto Luciano Parenti, progettista dei quattro alberghi di via Ca’ Marcello difende il progetto da 75 milioni di euro dalle perplessità di quanti considerano questo investimento nel settore ricettivo della austriaca Mtk come un altro colpo alla gestione dei flussi turistici a Venezia.
Gli investitori guardano, certo, a Venezia ma anche a tutta la provincia, spiega: «La parola d’ordine deve essere delocalizzare. Abbiamo in provincia di Venezia un hinterland turistico che va assolutamente valorizzato». Un territorio vasto che arriva fino a Padova e Treviso passando per la Riviera del Brenta. Accessibile via treno dagli alberghi che saranno pronti per aprile 2019. I turisti arriveranno fino a lì, dicono gli investitori. Per questo la terraferma è scelta come primo avamposto dell’investimento in Italia. Plateno, con i suoi quattromila alberghi in Cina, nel 2015 è diventato il quinto gruppo europeo e ha deciso di investire anche sull’Italia. L’apart-hotel di Stay City vede la società pronta a consegnare 3 mila unità in Europa che diventeranno 5 mila nel 2022. Mestre rappresenta il primo investimento in Italia. Anche Leonardo, la catena alberghiera del gruppo israeliano Fattal, punta su Mestre per collegarsi a Venezia, il “gioiello” in affanno, che guarda al mondo, ma i dirigenti parlano di un «intero territorio da riscoprire». La catena Wombat’s porta un altro ostello a due passi dalla stazione di Mestre puntando sui giovani e la vicina università. Non è l’unico. Entro agosto 2017, infatti, proprio sull’altro lato di via Ca’ Marcello, apre il grande ostello nato dalle ceneri dell’ex Vempa, gestito dalla tedesca A&O che pare in corsa anche per accaparrarsi l’ex palazzo delle Poste a fianco della stazione.
Una trasformazione imponente che ha ottenuto il via libera della giunta Brugnaro, che ha presenziato con sindaco e assessori alla cerimonia della prima pietra. Parenti ai giornalisti spiega che la questione del turismo che opprime Venezia va risolta in altro modo. Ovviamente senza bloccare gli investimenti privati. è la «monocultura turistica a dover essere limitata ma non con il blocco dei cambi d’uso», dice, « e lo si fa insediando startup tra Marghera e l’Arsenale che portino lavoro e nuovi residenti. Va riproposta l’idea che fu di De Michelis di una “software house” perché la residenza si difende portando il lavoro. Grandi immobili del centro storico, oggi difficili da piazzare, potrebbero diventare uffici di rappresentanza di aziende».
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