Mestre. Al Pacinotti scoppia la rivolta contro il preside
Sciopero “ad personam” per protestare dopo i cambiamenti di orario, la mancanza di dialogo e di materiale di laboratorio

MESTRE. È stata una protesta “ad personam”, con conseguente sciopero, contro il nuovo dirigente scolastico Candeloro Di Biagio, quella che ieri mattina ha mobilitato 400 dei 600 studenti dell’istituto Pacinotti. In 150 hanno approfittato della giornata di sciopero per rimanere a casa e solo una cinquantina di ragazzi ha fatto ingresso regolarmente nelle aule.

Una manifestazione di massa che ingloba al suo interno il malcontento di tre generazioni di studenti: i ragazzi delle classi ordinarie, gli alunni del serale (che ieri si sono riuniti in assemblea) e gli iscritti all’università della terza età, a cui quest’anno, per la prima volta, sono stati negati gli spazi della scuola.
Una sorta di ammutinamento che ha già sortito alcuni effetti. Il primo punto all’ordine del giorno aveva a che fare con l’orario scolastico. «Fino all’anno scorso, la nostra sesta ora terminava alle 13.50, per consentire agli studenti di tornare a casa, compatibilmente con orari e coincidenze di autobus e treni» spiega Marco Zara, studente di V e rappresentante di istituto. «Quest’anno il dirigente ha spostato la fine delle lezioni alle 14. Solo dopo le richieste insistenti di studenti e professori, ha ammesso la possibilità di concedere permessi ai singoli che ne facciano richiesta. Ma questo ha comportato disguidi persino maggiori, poiché, mancando spesso metà delle classi, nelle ultime ore non è più possibile fare compiti in classe e negli ultimi 10 minuti il professore non può spiegare. La coda delle lezioni è diventata inutile».
Ma la protesta ha finalmente incontrato la sensibilità di Di Biagio, che ha annunciato un consiglio di istituto straordinario per il 7 febbraio, quando sarà deliberata l’uscita anticipata di 10 minuti.
Appuntamento che sarà anticipato dall’assemblea di istituto eccezionale in programma questa mattina e a cui parteciperà il dirigente («Che ha negato di parlare con gli studenti in cortile, incontrando un piccolo gruppo, a scuola» spiega Zara), che elencherà gli eventuali provvedimenti conseguenti allo sciopero di ieri.

Altro motivo della manifestazione, la carenza di materiali nei laboratori. Anche in questo caso, con una risposta della dirigenza, dato che proprio ieri si è riunita per la prima volta l’assemblea di professori responsabile dell’inventario degli strumenti necessari.
Ancora, in una scuola in cui i progetti extracurricolari hanno un ruolo quasi equivalente a quello delle lezioni, gli studenti lamentano il disinteresse di Di Biagio. «È saltata la sessione di dicembre della certificazione Trinity, sempre frequentata dagli studenti di quinta. Il preside ha impedito l’organizzazione della settimana bianca per il biennio, ritardando le uscite didattiche per il triennio».
Di Biagio si è insediato quest’anno, sostituendo il precedente dirigente Massimo Zane, titolare al Foscarini e in reggenza al Pacinotti. «Era nella nostra scuola solo 2 giorni a settimana, ma delegava molto ai professori, a seconda delle loro competenze. Di Biagio, invece, ha accentrato ogni potere. Il dover sempre passare per la presidenza rallenta qualsiasi richiesta e iniziativa» conclude Zara. —
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