Merce cinese contraffatta sequestrata dai carabinieri
MIRANO. Da Prato a Mestre, via Miranese. I prodotti dei laboratori cinesi confezionati nella Chinatown toscana, dove solo due settimane fa, si è consumata la tragedia costata la vita a sette lavoratori, arrivavano nel veneziano. A stroncare un commercio di merce contraffatta sono stati domenica i carabinieri di Mirano, al termine di una veloce operazione che ha portato alla luce decine di capi di abbigliamento di fabbricazione cinese a basso costo, venduta attraverso intermediari e su richiesta dei clienti di negozi del centro. Denunciata in stato di libertà per incauto acquisto una commessa cinquantaduenne di Martellago, un’altra, sua coetanea e anch’essa italiana, barista di Mestre, per contraffazione e ricettazione. A loro i militari della stazione di Mirano sono arrivati dopo che la scorsa settimana la commessa, assunta in un negozio di Mestre, aveva proposto alla sua titolare l’acquisto di sciarpe e cappellini di dubbia provenienza. La proprietaria del negozio aveva rifiutato, segnalando la cosa ai carabinieri. È bastata una breve indagine ai militari per ricostruire il giro della merce contraffatta, dove perfino i loghi di marchi griffati, come la celebre Moncler, erano stati replicati più o meno ad arte e apposti su merce palesemente falsa. Quei capi provenivano, infatti, da un bar di Mestre: la titolare, poi denunciata per ricettazione, li stava per immettere nel mercato servendosi della normale distribuzione, attraverso un patto con i negozianti interessati e ciò che non andava venduto veniva poi reso. Nel caso specifico commessa e barista avevano stretto una sorta di patto per lo scambio della merce contraffatta: ma all’appuntamento, fissato per il passaggio dei capi, venerdì scorso, si sono presentati anche i carabinieri, in borghese. I militari si sono finti clienti del bar, dove è avvenuto lo scambio, piazzandosi vicino alla commessa e origliando la conversazione tra le due donne: hanno così potuto ascoltare la commessa mentre interloquiva con la barista. Quando quest’ultima ha consegnato la merce è scattato il blitz: i militari si sono rivelati e hanno avviato la perquisizione del locale. Sequestrati giubbotti, camicie, sciarpe e cappellini contraffatti, tutti prodotti a Prato, una quarantina di capi in tutto. Pare si tratti della prima partita, nulla perciò era stato ancora immesso ancora nel circuito del commercio in città. Ora però i carabinieri stanno concentrando le indagini su due ditte cinesi, entrambe con sede a Prato, la cui merce era stata introdotta nel mercato mestrino dei negozi di seconda fascia. Prodotti con marchi e rifiniture del tutto simili agli originali, ma a prezzi stracciati e di qualità nettamente inferiore.
Filippo De Gaspari
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