Mercato ittico green e informatizzato «Via il polistirolo, un’app per le aste»

Primo mercato per flotta peschereccia in Italia, un fatturato di 40 milioni di euro e un indotto di 1000 persone. Con il direttore generale Emanuele Mazzaro parliamo di mercato ittico all’ingrosso, di prospettive, punti di forza e debolezze croniche di uno dei settori più qualificanti dell’economia cittadina.
Perchè il mercato di Chioggia è così importante?
«Abbiamo la prima flotta peschereccia in Italia, con oltre 300 imbarcazioni e numeri pesanti da far valere. Vi è poi il grande fascino, che attira la curiosità generale, dell’asta all’orecchio perché siamo rimasti una delle pochissime realtà che ancora la utilizzano. Abbiamo delle caratteristiche uniche: la possibilità di avere pescato di mare, di laguna e delle valli; il fatto di avere un mercato nel cuore della città storica, addirittura dentro un quartiere residenziale».
Questo forse non è propriamente un punto di forza.
«Certo, dei limiti della collocazione centrale del mercato ittico si parla da anni. Il fatto di non avere un luogo isolato, chiuso, crea non pochi problemi anche di controllo. Tutto il pescato dovrebbe arrivare alla sala aste e venire venduto lì. Il fatto di non avere recinzioni e di essere in mezzo a un quartiere fa sì che i controlli siano più difficili. Stiamo ragionando anche su questo perché serve un’intensificazione della vigilanza all’esterno e nuovi impulsi per l’innovazione».
A cosa state lavorando in questo senso?
«Ci piacerebbe informatizzare l’asta di vendita. Stiamo pensando a un app che ci permetta di vendere anche da remoto e non solo con i commercianti accreditati che entrano nel mercato. Ci piacerebbe rendere più interattivo il sito del mercato in modo che chiunque possa vedere il pescato del giorno, il prezzo di vendita e le disponibilità. Stiamo poi pensando di innovarci anche dal punto di vista ambientale. Oggi abbiamo ancora in uso le cassette di polistirolo che, malgrado gli sforzi di tutti, inevitabilmente anche solo per il vento possono finire in acqua andando a inquinare. Si parla di 8-9.000 cassette al giorno. Con l’università di Padova e Ispra faremo partire un progetto sperimentale, già a inizio 2020, per utilizzare delle cassette lavabili e richiudibili in modo da ridurre l’inquinamento, ma anche l’utilizzo dello spazio».
In tema ambientale i pescatori di Chioggia sono diventati noti in tutta Italia come pionieri della lotta al “marine litter”.
«Davvero negli ultimi anni i nostri pescatori hanno sviluppato una sensibilità in tema ambientale importante. In moltissimi si stanno dedicando alla raccolta della plastica in mare, sottraendo tempo e uomini alla pesca per dividere il pescato dai rifiuti e poi portali a terra e smaltirli nel modo adeguato. È una cosa che fa onore alla città e ai pescatori in particolare. Il progetto dell’eliminazione del polistirolo si inserisce nello stesso filone di sensibilità ambientale».
Cosa manca al mercato per diventare ancora più importante?
«La mia idea è di farlo uscire dalla sua bozza primordiale. E’ vero è un mercato importante a livello nazionale, ma lo conoscono solo gli addetti ai lavori. Io vorrei creare un brand, partecipare a fiere, penso alla Silogic di Ferrara e alla Bit di Milano, inserirlo nel circuito turistico. Il brand dovrebbe comparire in ogni confezione di pesce anche della grande distribuzione in modo che il consumatore legga che quel prodotto arriva dal mercato ittico di Chioggia. Dovremo aprire le porte, come abbiamo fatto la scorsa estate permettendo di assistere all’asta del mercoledì notte, collaborare con le scuole».
Inevitabile chiederle quale sarebbe la collocazione migliore per il trasferimento del mercato ittico.
«Non posso sostituirmi ai politici nel decidere il sito migliore, certo posso dire che dovrà essere un posto facilmente raggiungibile, via terra e via mare, con la possibilità di confini certi e recinti che lo chiudano, con un minimo di servizi a supporto, penso ai sottoservizi per la raccolta dei liquami, a banchine sufficienti per l’attracco dei pescherecci, a spazi adeguati per la logistica. Non so quindi dove esattamente dovrà trasferirsi, ma so quali caratteristiche dovrà avere il sito». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia