Mercatini di Natale, molte le casette chiuse
Pochi visitatori a San Polo e a Santo Stefano. «Ma riportarli in città è stato giusto»

VENEZIA. Sullo scenario da favola sono tutti d’accordo, ma sull’organizzazione ci sono pareri discordanti. Non è ancora infatti decollato il mercatino di Natale a Venezia, realizzato in parte in Campo San Polo e in parte in Campo Santo Stefano. Poche persone, pochi addobbi. In entrambi ci sono ancora alcune casette chiuse che fanno molta tristezza, in particolare in quello di San Polo dove l’unica struttura funzionante a orari è la pista da pattinaggio. Per il resto lì c’è solo un «Cooming Soon» sulla facciata delle casette bianche e chiuse, poche decorazioni e pochissime luminarie. «Non c’è nessuno qui a San Polo, a parte la pista di pattinaggio» commenta la Tabaccheria Ai Fioi che dà sul campo, «dopo il Ponte di Calatrava noi siamo stati penalizzati dai flussi». L’atmosfera natalizia qui si sente poco. Quest’anno l’amministrazione ha molto curato il look di Piazza Ferretto a Mestre mentre a Venezia in questi due campi le luci dovevano essere allestite dalla ditta che ha vinto l’appalto, la Delphi International di Ferrara. Se a San Polo c’è il minimo indispensabile, anche Campo Santo Stefano non è da meno. «Non c’è paragone con l’atmosfera natalizia dei mercatini del Nord Europa, per esempio ad Anversa o a Maastricht» hanno detto gli artigiani di Mare di Rame «Venezia è bellissima, ma per adesso c’è poca gente, speriamo nei prossimi giorni». Sulla qualità degli invitati nessuno ha da ridire, certo è che chi espone si aspettava qualcosa di più da parte dell’organizzazione, quantomeno più pubblicità, più decorazioni, più gente. Anche a Santo Stefano ci sono banchetti chiusi. Gira voce che la società stia abbassando il prezzo di affitto, scatenando dei malumori tra chi ha sborsato più soldi. Si dice che dai 3600 euro iniziali (dal 2 dicembre al 7 gennaio) si sia scesi a 3000 e ora addirittura a 1200, anche perché le casette chiuse non sono proprio un belvedere. «Ci è stato chiesto moltissimo, ma con pochi servizi» spiega l’artigiano Pierluigi Penzo, nato e cresciuto a Venezia e poi emigrato a Milano «Io lavoro il vetro di Murano, e anche mio nipote di San Donà Federico Bardellotto Penzo, ma non ci hanno ancora dato le autorizzazioni per le dimostrazioni del lavoro a lume che potrebbe servire dato che non c’è tanta gente e non è giusto che chi arriva ora paghi meno di noi». Tra molti scontenti, l’unico artigiano veneziano Nicola Tenderini guarda il bicchiere mezzo pieno: «Poteva essere organizzato meglio con più pubblicità e più addobbi, ma bisogna riconoscere alla società di il coraggio di aver riportato il mercatino che non c’era dal 2008».
Vera Mantengoli
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