«Meglio tornare» I profughi a Cona

I richiedenti asilo accettano la proposta della prefettura «Miglioreremo l’ex base e sfoltiremo il numero di ospiti»
SPINEA. Davanti al decreto del prefetto che sanciva il loro allontanamento da Conetta, i migranti in “fuga” hanno ceduto. Hanno desistito dal continuare la protesta e a bordo di un pullman sono rientrati nella ex base militare. Alla fine la linea di fermezza e dialogo del prefetto, Carlo Boffi, ha avuto successo. I 69 fuggitivi che da lunedì vagavano tra le provincie di Venezia e Padova, ieri sera con pullman messi a disposizione della prefettura hanno fatto rientro nell’hub. Una parte di loro sarà inserita tra quelli che a breve lasceranno il centro per essere ospitati in piccole strutture.


L’ultimo atto.
La quinta giornata di fuga è iniziata nella sede della cooperativa Cssa di Spinea. Tra queste mura i migranti sono stati ospitati per la notte, dopo la giornata trascorsa a Malcontenta, al centro civico Canevon. Quinta giornata di tensioni, stress e infinite trattativa con la prefettura. In questo caso a parlare con i rappresentanti dei migranti c’era il vicario del prefetto, Sebastiano Cento. Sul tavolo della trattativa, che vedeva mediatori i responsabili della Cssa, legata alla Caritas, la Prefettura ha messo: le cento uscite da Conetta nei prossimi giorni; la non revoca dell’ospitalità nell’hub che scatta automaticamente quando i migranti per due giorni non fanno rientro nella struttura; la possibilità di accedere a visite mediche per valutare se la permanenza nel campo del migrante è compatibile col suo stato di salute; la creazione di una commissione che settimanalmente verifichi le condizioni di vivibilità nella ex base. Quando sembrava essere stato trovato un punto di contatto, ecco che le parti si allontanano nuovamente. Il motivo è la lista dei nomi di chi uscirà nei prossimi giorni. I migranti la vogliono conoscere prima di far rientro a Conetta. La prefettura dice no. Prima devono rientrare.


La trattativa s’interrompe.
A metà pomeriggio salta il tavolo delle trattative, Il prefetto firma i decreti che sanciscono l’allontanamento da Conetta dei 69 migranti. Iniziano le tensioni tra i migranti, mentre i rappresentanti del sindacato Usb, che hanno accompagnato e sostenuto nella rivolta il gruppo di fuggitivi, cerca di tenere il gruppo unito. Già dal mattino, però, in diversi avevano deciso di fare rientro a Conetta. Per tutti questi giorni sono stati molto stressanti. Due di loro sono finiti in ospedale per malori e a molti fa paura diventare clandestini. Ci sono attimi di tensione, qualcuno mostra segni di cedimento psicologico. Volano spintoni e si teme una rissa. La situazione sembra sfuggire di mano a tutti. All’esterno dell’edificio viene schierato il Reparto Mobile della polizia, mentre si decide di far uscire i dipendenti della cooperativa. Parte dei migranti ha deciso di partire, a piedi, verso Venezia.


La decisione di rientrare.
Viene spiegato ai profughi che prima di andarsene devono controfirmare il decreto di allontanamento da Conetta. Da quel momento il passo verso la clandestinità è breve e inizia l’uscita dal percorso per richiedere lo status di rifugiato. Per chi vuole rientrare nel centro, ci sono dei pullman. Alla fine tutti accettano di rientrare nella ex base e di fatto accettano le condizioni offerte dalla prefettura. Cercare vincitori e vinti non ha senso. Di certo dialogo, fermezza, coraggio e disperazione (questi ultimi due dei migranti), hanno consentito di migliorare, anche se solo in parte, la vita di chi è ospitato nel deserto di Conetta.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © La Nuova Venezia