Medici in pensione, ambulatori nel caos
Santa Maria di Sala. Code per farsi ricevere, telefoni muti e occorre prenotare le visite domiciliari
The family doctor – here in his surgery – fulfils an important task in the health system, whether during consultation or home visits. Photo: September 14, 2014. - Infophoto
SANTA MARIA DI SALA. I medici vanno in pensione e i pazienti vanno in tilt. Con l’anno nuovo sette medici del Miranese sono andati in pensione, due a Caselle di Santa Maria di Sala. Una coppia storica la loro, anche nella vita, quella di Genoveffa Beato e Matteo Tudor. Loro, dopo la laurea a Padova, dove si sono conosciuti, e dopo i tirocini formativi negli ospedali, hanno prestato la propria attività professionale nel Comune salese. La Beato a Caselle, a Stigliano e nel centro di medicina di gruppo e Tudor a Caltana, a Stigliano e anche lui nel centro di medicina di gruppo, accanto al municipio. Ora, dopo quarant’anni di encomiabile servizio, vanno in pensione, lasciando il posto ad altri medici. Ma a Santa Maria di Sala è già aria di caos. Code di attesa per farsi ricevere, chiamate continue con la segretaria per prendere appuntamento, pazienti difficili da smistare e ricollocare e ambulatori chiusi. Insomma i vecchi tempi dei medici Beato e Tudor sempre presenti, sempre reperibili, sempre contattabili anche al telefono per avere un semplice consulto, parrebbero essere dei cari vecchi ricordi. Ora è tutto su appuntamento, la prenotazione delle visite avviene tramite segreteria e gli ambulatori sono dislocati qua e là.
Così capita di recarsi nell’ambulatorio assegnato, confidando negli orari di apertura indicati, e trovarlo chiuso. Da lì, prendere, partire, andare in un altro ambulatorio e scoprire che si riceve solo per appuntamento e che se vuoi essere visitato, ci si mette in coda dopo le visite prenotate. Ma capita anche di chiamare la segreteria e non ricevere risposta. «Mia madre è tutta stamattina che prova a chiamare», dice una paziente in coda al centro di medicina di gruppo di Santa Maria di Sala, «dicono che dobbiamo prendere appuntamento, ma se solo rispondessero al telefono». In più per le visite domiciliari, come da indicazioni, devono essere eseguite «di norma nel corso della stessa giornata, ove la richiesta pervenga entro le ore 10; ove invece la richiesta venga recepita dopo le ore 10, la visita dovrà essere effettuata entro le ore 12 del giorno successivo». «Dobbiamo perfino programmarci le malattie», esclama una paziente. E dire che ieri il medico nonostante una richiesta pervenuta dopo mezzogiorno, ha cercato comunque di far fronte all’esigenza.
Ma anche se i medici sono volenterosi, i pazienti sono tanti. «Difficile che riesca a seguirci tutti», dice un’altra paziente, «prima la Beato lavorava tutto il giorno, i medici nuovi no». Qualcuno lamenta il poco preavviso del cambio, anche se la missiva con cui l’Usl 3 avvisava i pazienti della dottoressa Beato è del 21 novembre scorso. «Io mi sono ritrovata senza medico di base il 2 gennaio», dice un’altra, «così sono andata alla Guardia medica».
Serenella Bettin
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