Medici del Civile in rivolta, «Salute dei veneziani a rischio»
Dopo i cittadini, i comitati, le Municipalità, i consiglieri, il Comune, ora anche i medici dell’Asl 12 dicono chiaramente che la Regione - riducendo il Civile a un semplice presidio - metterà a rischio la sicurezza di veneziani e turisti. Le recenti parole del presidente della commissione regionale Sanità Leonardo Padrin - che ha detto che l’ospedale di riferimento dell’Asl 12 è quello all’Angelo e che per Venezia sarà sufficiente nel Piano socio sanitario un presidio e l’assistenza territoriale – sono deflagrate come una bomba.
«Parole che suffragano con durezza la già percepita intenzione di ridurre qualità e quantità dell’assistenza sanitaria offerta alla cittadinanza di Venezia», si legge nel comunicato stampa collettivo redatto ad una voce dai medici ospedalieri, al termine di un’affollatissima assemblea organizzata ieri da tutte le sigle sindacali. Nel corso dell’assemblea, vengono snocciolati i dati delle prestazioni sanitarie e diagnostiche, dei ricoveri al Civile: «La misura di tale attività dimostra la necessità che Venezia sia dotata di un ospedale adeguato a rispondere ai bisogni non solo dei residenti, ma anche di turisti, studenti stanziali e immigrati irregolari, per 160 mila utenti».
«Siamo in prima persona responsabili delle richieste della popolazione», incalzano, «determinati a non assistere passivi alle presunte decisioni del governo regionale che trasformerebbero l’ospedale cittadino in un mero Pronto soccorso, esponendo la cittadinanza a gravi pericoli derivanti dalla mancata tempestività di un adeguato intervento sanitario. Difficoltà logistiche e trasferimento a parte, non risulta, allo stato, che l’Ospedale dell’Angelo sia in grado di supplire da solo a un ulteriore carico assistenziale derivante dalla chiusura del Civile. Nel contempo, appare impensabile che tutte le problematiche cliniche che necessitano di attività di ricovero possano essere semplicemente risolte con in attività ambulatoriale attuata nel territorio». «Incomprensibile», per i medici, «il criterio della scelta politica utilizzato per riconoscere la specificità turistica a Jesolo e a Cortina d’Ampezzo che non hanno neanche lontanamente i numeri di residenti e di presenze turistiche di Venezia». Ma i medici hanno denunciato in assemblea anche il continuo ridursi di personale e servizi che da anni ha già in parte svuotato l’ospedale di funzioni.
Così, annuciando di «non accettare le scelte politiche che rendono sempre più evidente la volontà di affossare la sanità veneziana» s’uniscono alla mobilitazione e chiedono «alla cittadinanza, alle categorie produttive, alle associazioni, alle Università e alle istituzioni culturali italiane e straniere, ai comitati spontanei, alle autorità politiche locali perché si uniscano nel supportare con forza il diritto alla salute anche a Venezia». Tra le iniziative organizzate prossimamente dai medici, una riunione pubblica con cittadinanza e autorità.
Roberta De Rossi
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