Mazzette a Veritas, la Corte dei Conti chiede a Ghezzo 213mila euro

All’ex direttore commerciale contestati i danni d’immagine e da tangente per i soldi incassati in cambio degli appalti

VENEZIA. Mazzette a Veritas, dopo la giustizia penale anche quella contabile presenta il conto a Claudio Ghezzo, l’ex direttore commerciale della multiutility che gestisce i rifiuti. Il Procuratore regionale della Corte dei Conti Paolo Evangelista ha citato l’ex dirigente 54enne chiedendone la condanna al pagamento di 213mila euro a favore di Veritas tra danno all’immagine e danno da tangente.

Interpress/Gf.Tagliapietra. 23.02.2018.- Inaugurazione dell'anno giudiziario del Corte dei Conti. . Paolo Evangelista
Interpress/Gf.Tagliapietra. 23.02.2018.- Inaugurazione dell'anno giudiziario del Corte dei Conti. . Paolo Evangelista


A luglio dello scorso anno Ghezzo, che era anche vicepresidente e consigliere delegato di “Ecoprogetto Venezia” ed “Ecoricicli Veritas”, aveva patteggiato 2 anni e 8 mesi per corruzione e turbativa d’asta dopo l’arresto a marzo 2017. Era stato l’epilogo penale della vicenda che si era abbattuta come un vortice su Veritas.

Le indagini condotte dal sostituto procuratore Giorgio Gava avevano accertato come l’allora direttore commerciale avesse incassato 71mila euro di mazzette: 51.500 euro, oltre ad alcuni favori come il pieno di benzina, il cambio delle gomme e il lavaggio dell’auto, da Enzo Busato, contitolare della “F.lli Busato Autotrasporti” di Preganziol (Treviso), e 19.500 euro da Sabrina Tonin, ex responsabile commerciale della “Plan-Eco” di Cittadella (Padova). Mazzette che gli imprenditori versavano a Ghezzo con l’obiettivo di ottenere l’assegnazione degli appalti da parte di Veritas fino al 2015, quando erano scattate le indagini della Guardia di Finanza e Ghezzo era stato spostato di ufficio.

Nessun dubbio sulle prove delle dazioni di denaro: era stato lo stesso ex direttore commerciale della multiutility ad aver ammesso di aver ricevuto somme di denaro nel corso di un interrogatorio. Peraltro anche gli stessi Busato e Tonin avevano chiarito agli investigatori le modalità e l’ammontare delle dazioni. Una delle intercettazioni contenute nell’ordinanza di marzo 2017 era significativa del meccanismo. Busato aveva appena consegnato a Ghezzo i soldi di marzo, aprile e maggio: «I sghei che ci siamo messi via tempo indrio li usemo per la gente che merita... che ci dà una mano» aveva detto l’imprenditore. Nel computer di Busato, poi, era stato trovato un file Excel denominato “Spese acquisto terreno, casa” nel quale c’era la contabilità delle tangenti.

La Procura della Corte dei Conti, sulla scia dell’indagine penale, ha rilevato come il comportamento di Ghezzo abbia danneggiato l’immagine di Veritas. L’inchiesta ha avuto una vasta eco mediatica che ha portato un notevole discredito da parte dell’opinione pubblica nei confronti della multiutility, tenuto conto anche del ruolo apicale avuto da Ghezzo. Il danno è stato quantificato in 142mila euro. C’è poi il danno da tangente, che la Procura ha tradotto nell’ammontare totale delle mazzette oggetto del procedimento penale, ovvero 71mila euro. Ghezzo ha tenuto gravi comportamenti nei confronti della sua azienda, violando gli obblighi di servizio e la norma che impedisce ai dipendenti pubblici di essere destinatari di dazioni di denaro, oltre a non aver rispettato il Codice disciplinare in vigore per i lavoratori del Gruppo Veritas.

Ghezzo ha sollevato il difetto di giurisdizione del giudice contabile dal momento che è stato già citato davanti al tribunale del lavoro dalla stessa multiutility che ha presentato una richiesta di oltre 150mila euro. Per il ruolo rivestito, Ghezzo ha sempre sostenuto di non aver potuto incidere sull’assegnazione degli appalti finiti nel mirino della Procura veneziana e che la procedura seguita da Veritas è sempre stata corretta.

L’udienza davanti alla Corte dei Conti è stata fissata per il 14 febbraio. —


 

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